270 PIETRO LOMBARDINI energetica della radiazione raccolta, alla distribuzione geometrica degli og• getti nello spazio circostante. Anche la visione radar avviene secondo questo schema. Un radio tra• smettitore «illumina» il campo, mentre l'organo sensorio è rappresentato da un radioricevitore. Ma laddove il radar differisce dalla visione ottICa è nel modo di scegliere e di interpretare i segnali. Nella visione ordinaria l'occhio umano è sensibile sia al colore, cioè alla lunghezza dell'onda rinviata dagli oggetti illuminati, sia alla direzione di provenienza di tali onde. Dal confronto del colore degli oggetti presenti, dall'analisi della loro apertura angolare, i iveggenti si sono assuefatti a risalire con un complicato processo psicologico e mnemonico ad apprezzamenti di larghezza e profondità spaziale. Questa capacità dell'occhio di distinguere angolarmente le diverse parti di una stessa immagine dà precisione alla visione e senso del dettaglio. L'acutezza visiva è misurata dall'angolo minimo sotto cui l'occhio è capace di scindere due oggetti vicini: per l'occhio normale tale angolo è di circa un primo d'arco. La radiotecnica attuale non permette di eseguire la visione mediante una discriminazione di questo tipo. Una prima difficoltà sorge dalle eccessive dimensioni delle antenne di trasmissione e ricezione necessarie per ottenere una direttività cosl acuta. L'antenna radio a tutti famigliare, CO· stituita da un semplice filo sospeso fra due isolatori, non è direttiva, essa cioè riceve o irradia con intensità pressoché eguale in tutte le direzioni. Per dare direttività all'antenna, o, in altri termini, per concentrare l'irradiazione entro un angolo solido limitato, si deve ricorrere a dispositivi più complicati. Si possono distinguere diversi tipi di antenne direttive, e per le microonde le più usate sono a specchio, o a tromba. Qualunque sia il tipo di antenna direttiva, il suo potere concentrante dipende dall'area della superficie radiante, cioè dall'apertura dello specchio dei proiettori, o della bocca delle trombe. Tale area deve essere misurata in quadrati di lato eguale ad una lunghezza d'onda. Per ottenere un angolo di un primo d'arco, che, come abbiamo detto, corrisponde all'acutezza visiva dell'occhio umano, ci vorrebbero oltre diecimila lunghezze d'onda al quadrato di superficie radiante. Di questo ordine è appunto l'area di una pupilla. Si comprenderà quindi quanto grande dovrebbe essere una antenna per raggiungere tale direttività con lunghezze d'onda superiori al centimetro. Ma le difficoltà più gravi nascono dal fatto che la precisione con cui si localizzano angolarmente gli oggetti decresce con l'aumento della lunghezza d'onda impiegata nella visione. Gli effetti diffrattivi, che esistono ai bordi di ogni figura, crescono in importanza al diminuire della grandezza degli oggetti osservati, fino a far perdere a questi ogni contorno quando le loro dimensioni diventano dell'ordine della lunghezza d'onda. Reciprocamente, man mano che aumenta la lunghezza dell'onda con cui si effettua la visione di una figura, essa perde sempre più in particolari geometrici.
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