90 LUCIO GIALANELLA dendosi con rapidità crescente, appariva naturale porre il principio dell'Universo nell'epoca in cui la distanza tra le galassie era minima. Ora, la teoria dell'espansione dell'Universo indica che una catastrofe dov!ebbe essere avvenuta all'incirca tre miliardi (3 X 10°) di anni fa; e quindi si era indotti a porre l'origine delle stelle e dei sistemi stellari all'epoca di questa catastrofe. Lo stesso De Sitter scriveva a pag. 131 del suo Kosmos (1932): « E forte la tentazione di identificare l'epoca dell'inizio dell'espansione con il principio del mondo, qualunque cosa questo poss:1significare. Ora, astronomicamente parlando, l'inizio dell'espansione ha avuto luogo soltanto ieri, non molto prima della formazione delle più antiche rocce terrestri ». Si mostrava, cioè, la tendenza al passaggio da una scala del tempo cosmico «lunga» (dell'ordine di trilioni di anni, 1012-10 13 ) ad una « breve» (dell'ordine di miliardi di anni, 10°). In effetti De Sitter non era preparato ad accettare che la scala del tempo « breve», che derivava dall'espansione dell'Universo delle galassie, potrebbe applicarsi all'evoluzione generale delle stelle. Ed egli suggeriva che le stelle e i sistemi stellari dovev~o essere almeno migliaia di volte più antichi dell'Universo. La scala del tempo « lunga » del 1920-30 era fondata principalmente sulle ricerche di Jeans sull'età degli ammassi aperti in movimento e sulle statistiche delle orbite dei sistemi binari. Tra breve esamineremo dettagliatamente questi due fondamentali argomenti, che le scoperte successive, principalmente lo sviluppo della teoria di Oort-Lindblad sulla rotazione differenziale galattica e le nuove ricerche della dinamica stellare, hanno mostrato invece essere i più importanti e decisivi a favore della scala « breve ». Lo spostamento dalla scala « lunga » alla «breve» avvenne in modo deciso tra il 1934 e il 1937, primieramente per opera dell'americano Bart J. Bok, il quale anzi ha molto recentemente (1946) fatto un ampio esame critico di tutta la questione in una seduta della Roya/ Astronomica/ Society di Londra. Un atteggiamento analogo si trova anche in due recenti articoli sintetici, uno di Chandrasekhar (1) e l'altro di Cecilia Payne-Gaposchkin (2). Il primo suggerisce il seguente approccio razionale al problema della scala del tempo: « .... la soluzione del problema della scala del tempo dipenderà alla fine dallo studio di una varietà di differenti aspetti dell'Universo e lo stabilire in ciascun caso un intervallo di tempo durante il quale l'aspetto studiato deve mutarsi in un'estensione considerevole. E se tali studt ci spingeranno io molti casi verso intervalli di tempo che sono dello stesso ordin~ di grandezza, non dovrebbe essere irragionevole attribuire un significato1fondamentale ad un'.unità di tempo di tale ordine di grandezza». (I) Scienre, voi. 99, pag. 133, 1944. ( 2) AmBltÌ«m SdentiJI, voi. 32, pag. 222, 194'4.
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