88 LUCIO GJALANELLA uniformemente riempito di questi giganteschi sistemi stellari (naturalmente in differente grado di evoluzione), situati a distanze l'uno dall'altro dell'ordine di milioni di anni-luce; la nostra Galassia è uno di essi. A questo complesso di sistemi di galassie gli astronomi moderni danno il nome di Universo metagalattico. Qualche volta, così come le stelle formano ammassi nel sistema galattico, anche le galassie esterne si trovano raggruppate in ammassi o nidi dt nebulose extra-galattiche, denominati talora. supergalassie. L'EFFETTOHUBBLEE L'ESPANSIONEDELL'UNIVERSO. - Una serie di r • "( osservazioni spettrografiche, dovute principalmente all'astronomo E. Hub- ~. • ble di Monte Wilson, ha mostrato che le righe spettrali delle nebulose extra-galattiche appaiono fortemente spostate verso il rosso e che tale spostamento è ali' incirca proporzionale alla distanza delle nebulose stesse. Interpretando questo singolare fenomeno, noto specificatamente sotto il nome di « effetto Hubble», io base al noto principio di Doppler della fisica, ne risulterebbe che le nebule extra-galattiche si allontanerebbero da no\ con velocità proporzionale alla loro distanza. E su ciò era appunto basatà la famosa ipotesi dell'espansione dell'Universo, a cui adesso accenneremo, validamente sostenuta dalla teoria di relatività generale. Ma prima vogliamo subito dire che ricerche molto recenti hanno fatto sorgere gravi dubbi su tale ipotesi, in quanto sembrerebbe che la velocità di allontanamento delle nebulose non si mantiene esattamente proporzionale alla distanza, ma cresce piuttosto con legge parabolica. Si è che, in effetti, noi non abbiamo che solo cominciata l'esplorazione dell'Universo metagalattico, limitandoci - a causa della ancora insufficiente potenza dei mezzi strumentali - ad esaminare solo le regioni più vicine; ed allora, se la curva rappresentativa del fenomeno « effetto Hubble» fosse in realtà una parabola, e noi non ne conosciamo che un piccolo pezzetto presso all'origine, è facile confondere la curva con un segmento di retta, ed affermare che « la velocità di allontanamento delle nebulose è proporzionale alla distanza ». Ma, indipendentemente da ciò, anche prima - principalmente tra gli astronomi poco favorevoli, per non dire contrari alla relatività (non come edifizio matematico, che è intangibile, ma come interpretazione fisica) - qualcuno riteneva possibile spiegare l'« effetto Hubble» in modo del tutto toni. E infatti noto dalla fisica che ad una diminuzione energetica dei fotoni corrisponde una diminuzione della frequenza, e quindi un aumento della lunghezza d'onda della luce, e cioè appunto uno spostamento verso il rosso. In base alla teoria di relatività lo spazio fisico in cui l'Universo stellare è immerso, e che ne forma quindi il substrato o la piattaforma spaziale, non sarebbe euclideo (e quindi infinito e illimitato), ma piuttosto riemanniano o ellittico (e quindi limitato, com'è ad esempio la superficie sferica);
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