Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

82 LUCIO GIALANELLA da rapida rotazione, avrebbe emesso successivamente anelli di materia dal piano equatoriale, anelli che poi avrebbero dato origine ai diversi pian eti. Ma contro queste ipotesi endogene vi sono numerose difficoltà di ord ine fisico e meccanico, le quali rendono le ipotesi stesse, pur possibili in l inea teorica, assai poco probabili in effetti, in quanto sembra doversi conclud ere che una rottura causata dalla rotazione del primordiale globo gassoso dia piuttosto origine ad una stella doppia (come ne vediamo tante in ci elo) e mai ad un sistema di pianeti. Ad un tale sistema si potrebbe invece più facilmente giungere immaginando che, ad un certo grado di condensazi one della primitiva nebula presolare, sia sopraggiunto un accidente ecce zio- • '( nale. Ed ecco le ipotesi esogene. Secondo Jeans ed altri, questo accidente ~. • sarebbe stato l'improvviso avvicinamento di un'altra stella (un« incontro », nel linguaggio astronomico) che nel suo cammino attraverso lo spazio ve nne ad accostarsi al Sole, ad una distanza non maggiore dell'orbita di Nettu no. Con un fenomeno analogo alle maree, si produssero sul Sole grandi protuberanze, dalle quali si distaccarono poi filamenti di materia, che, condensandosi, hanno formato i pianeti. Di questo medesimo tipo è l'ipotesi 'll'lanetesimale di Chamberlin e Moulton, secondo cui l'« incontro» co n la ,tella avrebbe provocato dal Sole la fuoruscita di materia sotto forma di piccole masserelle (i« planetesimali »), le quali condensandosi e riunend osi tra loro avrebbero dato origine ai pianeti. Tale ipotesi però ha sollev ato parecchie difficoltà, specialmente ad opere di H. Jeffreys, il quale di mostrò ( 1916) che i planetesimali si volatilizzerebbero attraverso le mu tue collisioni prima di riuscire a condensarsi in corpi più grandi. In questi ultimi anni, per ovviare a qualche sostanziale difficoltà meccanica che affettava ancora tutte le precedenti ipotesi cosmogoniche, si è cominciata a mostrare tra gli astronomi la tendenza a privare il Sole d ella maternità dei pianeti, attribuendo la materia con cui questi si sono formati a materia fuoruscita da un'altra stella, con cui il Sole formava un sistema binario, o addirittura dal Sole raccolta negli spazi interstellari durante la sua corsa siderea ( 1). Secondo la prima di queste ipotesi (Hoyle, 1945), la stella compagna del Sole sarebbe diventata improvvisamente nova o supernova, emettendo della materia diffusa (con un processo forse simile a quello discusso da Kuiper a riguardo del sistema di ~ Lyrcte), la quale avrebbe dato origine agli attuali pianeti. La stell~ompagna del Sole, a causa del cataclisma, si sarebbe poi allontanata nello spazio. Questa ipotesi darebbe anche un i nteresssante contributo al problema dell'età del sistema solare. Secondo Ho yle, la materia planetaria originaria non conteneva affatto idrogeno, che è inveèe il çostituente fondamentale della materia amorfa diffusa nello spa zio. (1) Cfr. F. HoYLE, On the condensation of the plane11, in « Monthly Notices of the Royal Astqmomical Society » Londra, voi. 106, pag. 406, 1946.

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