Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

IL LINGUAGGIO E IL PROBLEMA DELLE ORIGINI 77 giustificazione naturale del suono nei confronti del suo significato (non del significato nei confronti del suono, ma del suono nei confronti del significato, poiché questo è primario) si può ricercare nella natura dei movimenti articolatori che si accompagnano - rimaniamo sempre nel dominio dell'irrealtà - al moto della coscienza, senza ancora essere significanti. Di tali suoni si è pensato che possano essere un risultato degli atteggiamenti dell'apparato vocale superiore per effetto della mimica facciale; ma con ciò il problema è appena spostato: perché quella mimica facciale e non un'altra si accompagna a un certo moto della coscienza? Non è davvero unitaria la maniera con cui i singoli individui e i singoli popoli esprimono nella mimica del viso o nei gesti delle mani i moti del!' animo. Più proficuamente, si pensa al!' onomatopea o al cosiddetto ritratto fonico ( Abbild). Certo, appare ovvio che, quando l'immagine sia acusticamente caratterizzata in modo imperioso, il movimento fonatorio che l'accompagna tenda ad informarsi a quel carattere: ciò spiega, per l'~ppunto, l'onomatopea. Ovvio è pure che per altre immagini visivamente caratterizzate il suono che le accompagnava possa essersi adeguato a esternare in qualche modo la qualifica di esse fatta conoscenza. Ma ciò è certo avvenuto in maniera non meno libera di quella con cui nella proiezione sonorizzata la musica accompagna il susseguirsi delle immagini (1). * * * Concludendo, possiamo affermare che il problema del rapporto fra il suono e il significato, il quale costituisce il nucleo essenziale del problema delle origini, non può essere legittimamente posto sino a quando si consideri il linguaggio sul piano dei fatti di natura sottoposti al vincolo causale. Una volta che il linguaggio venga collocato al posto che gli spetta, che è quello delle più alte e libere creazioni umane, il problema del nesso fra suono e significato si presenta legittimo, se considerato oggetto di storia. Una necessità di ordine storico giustifica il segno con quel particolare significato come momento di un conoscere, che nella lingua ha la sua distinzione e la sua forma. Una non meno piena giustificazione il segno riceve dalla necessità funzionale del sistema, cioè nella struttura linguistica di cui è elemento (2). ( 1) In genere i valori onomatopeici nelle lingue sono dovuti a espressività secondaria. Sul valore •impressivo· di taluni suoni non si è mancato d'insist.ere, sia nell"antichità sia nei tempi moderni. Tuttavia non è possibile trarre da tali considerazioni alcunché di positivo. Aulo Gellio 10,4, riportando il parere del grammatico P. Nigidio Figulo riguardo al pr onome 1·011 nella cui pronunzia il movimento delle labbra accompagner.ebbela spinta dell'anima verso l'interlocutore ( Gramm. Rom. Fragm., ed. Funaioli, p. 169), non manca di qualificarlo come « lepidum et f-cstivum ». Sull'onomatopea si veda, comunque, il bel capitolo di Gr.immont. Trait, de Pho11étiq11e, 2• ed. 1939, p. 377 sgg. (2) Cfr. E. 8ENVENISTE, la nalure d11 signe /inguiJJique, in « Acta linguistica», 1, ( 1939), p. 23 sgg.; v. pure « Doxa », I, p. 48 sgg.

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