Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

68 ANTONINO PACLIARO primarie. La psicologia behavioris ta, movendo da un'osservazione del Wundt che i suoni articolati non sono u na funzione primaria della cosci enza, bensì il riResso di determinate funzion i motori~, ha spostato la nozio ne di primario e secondario sul piano ev olutivo, e rappresenta il linguag gio come il prodotto di una fase seriore. I movimenti articolatori sarebbero una specie di escrescenza, qualcosa di access orio e secondario, nei confronti d ei processi biologici fondamentali. Poiché le parti del corpo che più direttamente sono impegnate nel parlare, la bocca, il naso, la faringe, la laringe, la trachea e i polmoni, hanno come prima funzione i processi di respirazion e, masti- ' i( cazione, deglutizione, ne consegu erebbe che quella dell'espression e sarebbe '· • una funzione secondaria; risultato di un perfezionamento dei primitivi suoni involontari, prodotti dagli organ i della respirazione e della ma sticazione nelle loro specifiche attività fun zionali ( 1). Naturalmente questa dottrina si fonda ancora sulla dottrina evo luzionistica dell'ereditarietà delle qua lità acquisite, poiché questo per fezionarsi degli organi vocali non può essere dovuto che all'adattamento progressivo ad una più complessa funzione , attraverso la catena delle ge nerazioni. A parte il fatto che la dottrina d ell'eredità, come oggi è intesa, non sembra troppo propizia ad una siffatta ip otesi, si può far valere contro es sa un' obiezione assai semplice: se l'uomo ad un certo momento del suo divenire biologico ha acquistato l'uso dell a parola, ciò certo è avvenuto perché nella sua struttura fisica e psichica es istevano i presupposti, le condiz ioni necessarie al fine di tale acquisizione , dacché l'esistenza biologica è dominata dalla precis·a convergenza verso una finalità, l'occhio per vedere, la mano per. afferrare e via di seguito. Da qu.esto punto di vista, è assolutamente irrilevante ricercare se l'uomo fo sse in un primo tempo muto e abbia poi parlato, poiché quando era muto dovevano esistere in lui le stesse condizioni in cui venne a trovarsi da parlan te; e mero accidente sarà stato quello per cui non ha parlato prima. Vi sono, difatti, nell'uomo tutt i i presupposti fisici e psichici, oltre che per la formazione di compl essi fonici, per la loro apprensi one e per la loro fedele riproduzione; ma vi è, soprattutto, in lui la capacità na turale di assumerli come simboli, come forma del contenuto della co scienza. Il punto centrale del problema d el linguaggio non è già nella facoltà di articolare la voce e anche di re golare e comandare con assolut a pienezza tale funzione, bensì nella facolt à, propria ed esclusiva dell'uomo, di stabilire un rapporto permanente fra un complesso fonico ed un significato, 1 in maniera d1e esso possa assumere il valore di simbolo, di for ma di un contenuto. Questo solo, infatti, è parlare: esprimersi per simboli fonici, in cui il legame fra il suono e il sig nificato non è « naturalmente » necessario, " ( 1) PILLSOURY e MEADER, o. r., p. VI. L'idea della lingua come soprastruttura e lo stesso termine risalgono a SAPlR, La11g11age, 1921.

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