IL LINGUAGGIO E IL PROBLEMA DELLE ORIGINI novesi, per quanto in connessione con il problema dell'origine della funzione (1). In questa forma appare pure nei moderni, a partire dal Wundt, che pone esplicitamente e studia il linguaggio mediante la parola nel grande quadro dei movimenti espressivi (2). Per lo psicologo il parlare consiste in manifestazioni foniche o in altri segni percepibili con i sensi, che, prodotti mediante azioni muscolari, comunicano all'esterno stati interiori, rappresentazioni, sentimenti. Parlare è pu~e l'esprimere con gesti delle mani e con la mimica del viso. Da parte di non pochi studiosi, piu preoccupati del problema delle origini che non di quello dell'intrinseca natura del linguaggio, si tende ad attribuire al linguaggio dei gesti quasi una priorità genetica nei riguardi del linguaggio parlato. Questa tendenza, che vuole trovare un appoggio nel fatto che presso alcuni popoli, in fase primitiva di cultura, il linguaggio dei gesti ha una funzione quasi predominante nei riguardi di quello fonico, non risponde in alcun modo a verità, poiché niente induce a credere c~e la funzione vocale non sia sempre coesistita nell'uomo alle sue altre facoltà ,psicofisiologiche (3). Il fatto che il gesto sia un prodotto più elementare che non la parola non importa affatto una sua priorità. Se i gesti hanno, sia come movimenti dittici, sia descrittivi, un riferimento immediato al loro significato, mentre per il linguaggio fonico ciò si può solo assumere per il movimento di articolazione e non per il segno fonico, questo non significa che il linguaggio dei gesti sia primario di fronte a quello, ma solo che è più semplice; né il semplice assume di necessità funzione cronologicamente primaria di fronte al composito, poiché esso può esistere ed esiste nel composito. In altri termini, anche se si ammette che il movimento di articolazione altro non è se non una parte dei gesti mimici dell'espressione, non se ne può minimamente concludere che il linguaggio fonico rappresenti una fase di ulteriore sviluppo di fronte a quelli. Difatti, i movimenti di articolazione non sono pensabili, se non si mettono in rapporto con la produzione della voce, che con essi è strettamente collegata. B da ricordare, tuttavia, come fra i biologi e psicologi esista un indirizzo, che tiene a considerare il linguaggio come una facoltà secondaria, anzi come una « sovrastruttura », nei confronti delle attività fisiologiche ( 1) « Come dal cervello escono tutti i nervi che muovono i muscoli motori delle membra del nostro corpo; questi moti del cerebro spinsero gli strumenti del parlare a proferire de' suoni, nell'istesso i muscoli delle mani, del capo, delle gambe ad indicare gli oggetti, onde erano commossi. E questi suoni, furono i primi segni dell'interne sensazioni, affezioni, nozioni cl.i que' salvaggi ». Citato da D. CoLAo AGATA, Piano ovvero ricerche filo,ofiche mli~ lingue, Napoli 1774, p. XXIII. (2) WuNDT, 1170/kerp1ychologie I. Die Sprache, Erster 11eil, 4• ed., 1921, p. 43 sgg. (3) La precedenza del linguaggio dei gesti, presupposta già dal Wundt, è alla base del tentativo di VAN G1NNEKEN, i.A recomtr11c1io11typq}ogique deJ /angues archaiques de l'humanité, 1939, su cui cfr. « Doxa », I (1948), p. 45 sgg.
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