Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

66 ANTONINO P/,GLIARO feso, poiché la p0ssibilità dei suoi movimenti e, sopr attutto, la plasticità della sua mano, gli offrono tutte le risorse della difes a e dell'offesa. La sua infanzia, incomparabilmente lunga nei confronti d egli altri esseri viventi, è un lento processo di ambientazione, attraverso il quale l'inettitudine originaria si completa e trasforma in un'illimitata pluralità di attitudini. Non c'è dubbio che il ling uaggio rappresenti il mezz o di ambientazione più importante dell'uo mo nella natura. Se la plas ticità delle membra è certo un riflesso della sua stessa libertà, che è inerente alla sua vita interna, nei limiti della fisici tà, il linguaggio è un rifles so di tale libertà in maniera più immediata e pi ù propria, perché il vincolo della fisicità è assai meno impegnativo. Il coordinamento di tutte l e cose ad un sistema di simboli imp0rta il vantaggio di attrarre tali co se nel proprio giuoco, di f arne elementi della propria vita; una p0ssibilità , anzi, di porsi come forza conoscitrice ed organizzatrice al centro di un congegno di rapporti con le cose stesse, per la ~ quale il mezzo sensoriale n on sarebbe sufficiente (1). Tale sistema di rapporti, con la mediazione del simbolo, diventa persino agevole. Il nome organizza il reale, poiché esso è simbolo non del particolare, bensì del gem1s, dell'universale, e dal concret o arriva all'astratto, riuscend o anche a dar corpo e realtà ad immagini, intuiz ioni e sentimenti del mond o interiore, intellettuale ed affettivo, onde la posizione dell'uomo si prec isa, non soltanto di fronte alla natura, ma anch e di fronte a se stesso, al suo essere, come si vie~e rivelando e afferman do nell'universale concreto della storia. Anzi, il linguaggio diventa modalità di tale rivelazionne ed affermazione. Se l'uomo come singolo è il ce ntro di un numero infinito di rapporti, con la propria fisicità, con la natur a, con gli altri uomini, con le realtà ideali di cui è dall'ambiente fatto er ede e partecipe e al di den tro di questo nodo di rapporti egli opera ed ag isce con la sua libertà, ciò avviene soprattutto, in virtù del linguaggio, che non è solo strumento del riconoscimento di tali rapporti, ma bensì veicolo d el determinarsi in essi della libertà dello spirito individuale. * * * Oggi generalmente si ammette che dal punto di vista psicologico il linguaggio si debba considerare come un fatto di ordin e motorio (2). Questa nozione appare negli scr ittori del Settecento, ad esempio nel nostro Ge- {I) « Il segno costituisce per la coscienza il primo stadio e , al tempo stesso, il primo documento dell'obiettività, poiché mediante esso vien e offerto un punto fermo all'incessante mutare del contenuto della coscienza e in esso viene fissato e rilevato qualcosa di duraturo ». CAs~RER, Die Spra,he, p. 21. (2) a,. PILLSBURY e MEADER, The Psydwlogy o/ Language, 1928, p. 5; KAINZ, o. ,., p. 278 sgg.

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