Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

ANTONINO PAGLIARO Sullo stesso piano non si può mettere nemmeno la forma più elementare di espressione umana, cioè il grido, l'interiezi one, con cui l'uomo denuncia un dolore fisico improvviso ed acuto: il fra ncese hélas o il tedesco ach sono ignoti all'italiano che ha invece ahi!. Un'interiezione foneticamente affine o identica può servire ad esprimere nozioni diverse, com'è il caso di lat. ei che esprime dolore, mentre lituano ei esprime minaccia. Che un dato convenzionale si annidi persino nelle int eriezioni, è provato dal fatto che tali particelle sono talvolta prese a prestit o da un'altra lingua, ad esempio, il latino ne ha tolto dal greco più d'u na, ae: gr. dr,:[, ohe: gr. WYJ, eia: gr. d?: e via di seguito (1). Lasciando da parte le interiezioni, che da taluno non sono nemmeno considerate parole, cioè parti del discorso, poiché nelle lingue costituiscono la parte più elementare e meno qualificata, è da nota re che, in ogni caso, anche quando sia espressione di un moto istintivo d ella coscienza, la parola umana porta le caratteristiche di universalità che s ono proprie del simbolo e, al tempo stesso, esige alcune determinazioni di ordine cosciente, perché possa assumere i precisi valori espressivi, a cui l'impulso linguistico tende e si coordina. Il grido «aiuto!» di un uomo in per icolo risponde indubbiamente all'imperioso richiamo dell'istinto di conserv azione; ma il complesso fonico usato ha un valore ben pit1 vasto di quell o che assume in questa particolare contingenza; è, anzi, fuori da quell'uso , una nozione generale, un «concetto»: infatti, esso non è stabilmente co nnesso con l'impulso di tale istinto, ma ha un contenuto semantico generale, quello di « assistenza » (ad esempio, nelle frasi« con l'aiuto di Dio»,« ho bisogno del tuo aiuto» e simili), che in quel dato momento viene determinat o al fine ben preciso di fare accorrere gente, dall'altezza del tono e dall'inte nsità della voce con cui viene pronunziato. Un grido di « aiuto » è pressoc hé una dichiarazione razionale: « sono in pericolo. Accorrete a soccorrermi, chiunque voi siate», che l'urgere delle circostanze induce ad esprimere in maniera il più possisibile efficace e compendiosa. Chi lo raccoglie, vi ri conosce tale valore: non si tratta, dunque, di un grido paragonabile con un'interiezione, e, tanto meno, con l'irriflessa espressione che accompagna un moto di paura, ma è un segno significante, anzi un segno di significa to pregnante. La parola senza significato, ad esempio, il balbettio incoscio , con cui il bambino accompagna i primi movimenti delle membra, non è linguaggio; non linguaggio, ma canto di uccelli appariva ai Greci la paro la degli stranieri, quasi credessero, poiché non l'intendevano, che essa foss e senza significato come ~- ( 1) « Il passo verso il linguaggio umano, come per primo h a rilevato Aristotele, è stato fatto solo quando il suono significante ha guadagnato una preminenza decisiva sui suoni prodotti da stimoli affettivi: una preminenza, che, s ul piano della storia linguistica, si rivela nel fatto che molte parole delle lingue progredite, le quali a prima vista sembrano soltanto interiezioni. a un più attento esame si denunziano come regressioni da fo rme linguistiche più complesse. da parole e proposizioni con preciso s ignificato concettuale». E. CASSIRER, Phi• lo1opG1, der J)'nbo/i,rhe,i Formen, erster Teil: Die Sprache, 1923, p. 136.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==