Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

'l 56 MICHELE PELLEGRINO 4. - I quesiti pesti da Diogneto, o formulati dallo scrittore per soddisfare le esigenze del pubblico a cui si rivolgeva, gl'imponevano lo svolgimento di certi temi che non interessano questa nostra ricerca, come quelli che non sono particolarmente ricchi di contenuto umano perenne e quindi attuale anche per noi, ma suggeriti dalle condizioni di quel dato momento e ambiente storico. Tali sono le polemiche contro l'inanità degli idoli e il modo con cui i pagani li onorano (c. 2) e contro il culto e le vane osservanze praticate dai Giudei (cc. 3-4). E non è da escludere che talvolta siffatti motivi non fossero sentiti nemmeno allora come schiettamente attuali, come cosa viva in tutte le sue parti, ma suggeriti dalla tradizione letteraria, o almeno formulati e svolti sotto l'influsso di questa. Tuttavia anche in questi sviluppi qualche accenno dimostra che non abbiamo in questo scritto un'esercitazione letteraria ma un documento sincero d'una visione del cristianesimo che rispende a vive esigenze umane. Ecco come lo scrittore introduce la pclemica contro gli idoli: « Orsù dunque, dopo esserti purificato da tutti i pensieri che preoccupavano la tua ~nte e spagliato della consuetudine che t'ingannava e divenuto come da pdncipio un uomo nuovo, pciché t'appresti a divenire, come tu stesso dichiarasti, d'una nuova parola uditore .... » (2, 1). La «novità» del cristianesimo, non solo come contenuto dottrinale ma come fattore di vitale rinnovamento dell'uomo, è motivo familiare al Nuovo Testamento, che presenta la vita cristiana come «rinascita>> (Io., 3, 5; I Petr., 2, 1) dopo la mistica «morte», (per esempio Rom., 6, 2 ss.), che dice il cristiano una « nuova creatura>> (II Cor., 5, 17; Gal., 6, 15), un« uomo nuovo» (Eph., 4, 24), chiamato a camminare« in novità di vita» (Rom., 6, 4), a servire« in novità di spirito» (Rom., 7, 6). Le prime generazioni cristiane si resero ben conto di questa «novità», che costituisce uno dei temi più frequenti nei documenti letterari. Tale motivo suona nel nostro, se non c'inganniamo, come veramente sentito nella ricchezza del suo valore, come presentazione schiettamente umana del cristianesimo. Anche nella critica del culto giudaico ricorrono motivi che ci sembrano attestare, fuori del contingente interesse pclemico, l'intelligenza del cristianesimo come pienezza di valori umani affermatisi contro una gretta concezione formalistica della religione, nella quale tali valori venivano obliterati. Riguardo alla distinzione della legge mosaica fra cibi mondi e immondi, domanda: « Infatti, delle cose da Dio create in uso degli uomini, alcune come bene create accogliere, altre invece come inutili e superflu~ rifiutare, come non sarebbe cosa ingiusta? » (4, 2). Circa l'osservanza del sabato: << Il mentire poi contro Dio, quasi egli vietasse di fare nel giorno di sabato qualcosa di bene, come non sarebbe "

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