Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

UMANESIMO CRISTIANO NELLA « LETTERA A DIOGNETO » 55 allo scrittore da Diogneto: 1) « qual sia il Dio in cui [i cristiani) confidano e come, venerandolo, tutti tengano in nessun conto il mondo e disprezzinò la morte, e non credano dèi quelli che son ritenuti tali dai Greci, né osservino la superstizione dei Giudei »; 2) « qual sia l'amore che hanno gli uni per gli altri»; 3) « perché questa nuova schiatta o istituzione sia entrata nella vita ora e non prima». Ci sia consentito rilevare in questa posizione dei problemi dei tratti che c'introducono a comprendere le pecuÙarità di quest'operetta. L'atteggiamento propriamente apologetico e polemico, caratteristico di gran parte della letteratura fiorita in questo periodo e determinato da evidenti necessità pratiche, è qui integrato, quasi si direbbe, superato, da un interesse più squisitamente umano nel modo d'accostarsi al cristianesimo. Il pagano che guarda ai seguaci di questa nuova e ignota religione non è solo curioso di conoscere le peculiarità delle loro credenze e del loro culto, ma ha notato in essi una concezione e un costume di vita che li distinguono dagli altri: ùn apprezzamento diverso dei valori, per cui la realtà esteriore, quella che .•per i più praticamente conta, è subordinata alla spirituale, e la morte, da tutti temuta come il supremo dei mali, è disprezzata. Colpisce inoltre l'osservatore del fenomeno cristiano un aspetto sociale: la solidarietà d'amore che lega i cristiani, la quale basterebbe a dimostrare che la nuova religione è ben altro che un complesso di credenze astratte e di riti peculiari per iniziati. Di questi accenni ci sembra necessario tener conto, oltre che per la ricerca di cui ci occupiamo in questo momento, per un'adeguata comprensione della letteratura di cui il nostro scritto costituisce un documento di notevole interesse. Siamo abituati a parlare di «Apologeti». Tale linguaggio è giustificato, poiché in realtà questi scrittori si proponevano seriamente, e non per pura finzione letteraria o come intento secondario, di difendere il cristianesimo così sul terreno dottrinale come su quello pratico, facendo cioè fronte alle incomprensioni e alle alterazioni del pensiero cristiano, respingendo le accuse infamanti che circolavano fra le masse pagane, sostenendo il diritto ali' esistenza della loro religione e dimostrando l'ingiustizia dei provvedimenti vessatori. Non paghi di ciò, essi miravano a diffondere il messaggio cristiano, prendendo occasione dalle esigenze di difesa e di polemica per farlo conoscere ai pagani. Ma, oltre tutto questo, possiamo domandarci quale sia stata negli Apologeti l'intelligenza del cristianesimo, eh' essi difendevano e diffondevano. Ed è appunto in questo loro atteggiamento rispetto alla dottrina del Vangelo, nella misura e nella maniera in cui essi compresero il significato di essa come annunzio di verità e dono di vita agli uomini, come risposta alle più profonde esigenze dell'uomo individuo e della società, è in tutto ciò, dicevamo, l' « umanesimo » di questi, come di qualsiasi scrittore cristiano.

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