L'AUTODISSOLUZIONE DEL PENSIERO MODERNO 47 cioè un oggetto riducibile senza residui nella razionalità, la quale, pur nei suoi limiti, credeva di potere rendere superflue (e perciò indifferenti e trascurabili) la metafisica e la religione. Lo Hegel, dopo Kant anche se contro Kant, costruisce il sistema dell'assolutezza assoluta (e non relativa) della Ragione; dunque include nel processo dialettico, come momenti di esso, non solo i problemi della metafisica, ma la stessa religione. Tutto il reale, di qualunque ordine, è assorbito dall~ Ragione, che lo media in ogni suo grado o momento e lo risolve nella Filosofia, che è la trasparenza della Ragione a se stessa. Il Reale è la Ragione e la Ragione è il Reale: la filosofia non solo conclude, ma si conclude. Nell' Idea assoluta tutto è vivo e tutto è morto; son morti l'uomo e la storia, la natura e Dio. L'Assoluto è solo la consapevolezza di se stesso. Non più problemi o misteri, ma la soluzione e la chiarezza definitive della e nella Ragione assoluta. Hegel è la fiducia totale e finale nella Ragione dalla iniziale ragione ip~rbolica di Cartesio. Hegel perciò conclude l'avventura della ragione scatenata ed iperbolica, che pone in se stessa il fondamento di ogni cosa, che tutto fonda senza essere fondata da altro: la Ragione (e la ragione di ordine umano o naturale) è Dio. Così Dio era già morto, prima che Nietzsche lo proclamasse. * * * Hegel, parafrasando le parole attribuite a Luigi XV morente, avrebbe potuto dire: « dopo di me, il caos!». La ragione iperbolica, fondamento a se stessa, Ponente assoluto che ogni cosa pone, anche Dio, gonfiata fino a tale estremo, doveva necessariamente scoppiare come la rana della favola. Ed è scoppiata e non poteva non scoppiare: la Ragione hegeliana è la concezione più irrazionale che mai si sia « immaginata » della ragione. Dopo Hegel comincia, infatti, la seconda fase dell'avventura del pensiero moderno: la ragione perde la sua fiducia in se stessa e, gradatamente, ma inesorabilmente, si rivela un mito. La seconda fase di svolgimento del pensiero moderno coincide con la dissoluzione della ragione iperbolica, che il pensiero moderno stesso aveva costruito nella prima fase; la seconda è appunto la fase della distruzione. Qualcuno, in tempo, aveva cercato di rimettere le cose a posto, di ridurre a ragione la ragione, di soddisfare le esigenze che aveva manifestato da Cartesio in poi, ma sul piano di una filosofia che fosse veramente la consapevolezza di se stessa, dei suoi limiti e delle sue aspirazioni. Ma questo qualcuno, che rappresenta un'altra grande protesta di un grande moderno contro il pensiero moderno per riscattarlo dal suo peccato o~iginale battezzandolo come ragione, direi, razionale e non anti-razionale, non fu ascoltato né a sinistra né a destra: così, infatti, capitò ad Antonio Rosmini. Rosmini ebbe il coraggio di osare di dire quello che ancor oggi nùn osano dire quanti ripetono che non si può tornare « a prima di Kant », « a prima di Hegel », come se. fosse co-
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