Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

MICHELE FEDERICO ~CIACCA zionalistica, che conserva e regge il mondo, ·si allontana sempre più dal Dio-Persona per identificarsi con il D~o-Legge, legge suprema dell'Universo. Il sistema di Newton riconosce al mondo un ordine eterno, come glielo riconosce il Leibniz. Tale ordine nella metafisi:ca razionalistica e nella scienza dei secoli XVII e XVIII, si fa, gradatamente, ma inesorabilmente, auçonomo fino a rifiutare, perché ritiene di non abbisognarne, qualunque appoggio divino. La Ragione assoluta del cosmo è identificata con il DioCausa o Legge dell'Universo; dunque la Ragione. assoluta o Dio vengono ad identificarsi con la Natura. Spinoza, infatti, il filosofo più coerente del razionalismo moderno, arrivò implacabilmente a questa conclusione. Se ben si considera, è questa la vendetta di Aristotele e dell'aristotelismo: un Dio, che sia soltanto causa dell' Universo, un Dio puramente cosmo\ogico, non può essere il Dio-Persona del Cristianesimo ed è sempre sul punta, come pura Causa e Legge suprema della Nat.ura e del suo ordine, di identificarsi con questa. Il panteismo immanentista difficilmente si evita; e il razionalismo moderno, influenzato dalla metafisica di Aristotele e dalla scienza moderna, non lo evitò. ~ Kant ebbe tutta la buona intenzione di rimettere un po' d'ordine nelI orgia della ragione assoluta, di limitarne l'assolutezza facendo la ragione critica di se stessa. Ma, figlio dell' Illuminismo, non solo privò la fede religiosa dei suoi fondamenti razionali, ma restò pure impigliato nel dogma razionalistico della ragione che fonda e costruisce la verità e in quello empiristico che i limiti del sapere umano sono segnati dal!' esperienza, sensibile. Gli resta però il merito, per noi grandissimo, di avere liquidata la metafisica del razionalismo moderno e di aver dimostrato che, in essa, l' esistenza del Dio-Persona non si giustifica; anzi che il problema stesso è una soprastruttura. Fedele alla concezione del mondo come l'aveva configurato la scienza da Galilei a Newton, spostò il problema dell'esistenza di Dio dalla cosmologia alla morale, dal mondo naturale al mondo umano, ma con ciò la Critica, da un lato, diede l'avvio ad una nuova forma di razionalismo (l'idealismo trascendentale), che fa del principio del conoscere il principio del reale e dall'altro, successivamente, ad un nuovo empirismo (11 positivismo) che identifica il reale con il fenomeno di esperienza. Infatti, ancora vivente lo stesso Kant, l'« Io penso» diventa l'« Egoità » di Fichte e, subito dopo, attraverso l' Unità indifferenziata dello Schelling, la Ragione assoluta dello Hegel. Qui il ciclo aperto dalla « ragione » cartesiana si chiude: la ragione scatenata conclude e si conclude nella sua assolutezza. La prima regola del metodo cartesiano (« è vero tutto \ciò che la ragione conosce come chiaro e distinto») trova la sua: esplicitazione assoluta e conclusiva nell'aforisma hegeliano: « ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale ». Quanto resta fuori della ragione e resiste e sfugge alla mediazione dialettica, è il non-reale. Il razionalismo pre-hegeliano aveva affermato ~assolutezza della ragione, ma a costo di assegnarle dei limiti,

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