Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

44 MICHELE FEDERICO SCIACCA * * * Quando il « cattolico » Descartes, facendo tabula /'aSa della tradizione e d'ogni altra autorità, pose all'inizio della ricerca il dubbio assoluto, « iperbolico » anche se « provvisorio >>, Descartes sospese tutto, sospese la verità, ogni verità: sospese Dio. La ragione considera vero solo quello che essa conosce come tale chiaramente e distintamente; nega, anche se ancora non apertamente, che essa possa avere dei limiti ed afferma che il limite della ragione è il limite della stessa verità, cioè che, oltre le sue idee chiare e distinte, non vi è verità, ma c'è la non-verità, che per la ragione è il nulla. Il pensiero moderno nasce come fiducia nella ragione, come riven- ( dicazione o scoperta dell'assolutezza dell'assoluta ragione. L'iniziale « dubbio iperbolico» è l'atto di nascita della « ragione iperbolica», di capacità illimitate. La ragione decretava con esso la propria assoluta sovranità, maggiorava se stessa oltre ogni limite, malgrado ancora Cartesio preponesse Dio come garanzia di ogni umana verità. Il pensiero moderno, nasce, dunque, con un suo peccato originale, 11 peccato che la ragione compie contro la ragione, in quanto solo con un at~. irrazionale, contrario alla sua razionalità stessa, la ragione può proclamarsi assoluta. Così, infatti, parve a Pascal, il cui pensiero filosoficoreligioso è la prima protesta di un grande moderno contro il pensiero moderno. Per Pascal, appunto, l'atto con cui la ragione nega che qualcosa la oltrepassi, è un atto irrazionale, in quanto è razionale, conforme all'ordine autentico intrinseco e sempre attuale della ragione, riconoscere che molte cose la oltrepassano. L'affermazione pascaliana non è dettata da scetticismo, come ancora da molti si ripete, ma dalla razionalità interiore della ragione normale e reale, contro la cartesiana ragione iperbolica, non normale, non reale e perciò non razionale; contro la ragione scatenata. Né lo stesso prudentissimo Cartesio, né la notte del 23 novembre 1654, la notte della « rinunzia totale e dolce » del « solitario » di Port-Royal, valsero a fermare il corso della ragione scatenata nel 1637, l'anno della pubblicazione del Disco/'So sul metodo. Il peccato originale doveva produrre le sue conseguenze fino in fondo. Da allora la ragione ha dichiarato guerra al mistero: non vi sono misteri, né sono necessari: la vita, infatti, non è più un enigma. Il così detto mistero non è che una difficoltà provvisoria, un ostacolo che la ragione sormonterà. E nel caso che fosse insormontabile? vuol dire semplicemente che si tratta di una difficoltà fittizia, artificiale, puramente apparente, di un idolum specus: prima o poi il lume naturale sostituirà in pieno il superstizioso lume soprannaturale. Già dalla fine del '600, il concetto di « laicità » comincia ad acquistare una suggestione irresistibile. La guerra alla religione è condotta con una fede da apostoli, con fanatismo: il mondo umano e naturale, nella sua totalità, può essere spiegato, siste- ,.

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