L'AUTODISSOLUZIONE DEL PENSIERO MODERNO 43 ad universitari cattolici laici, forse non avrebbe trovato più di due persone: F. Acri e F. Bonatelli. Oggi, invece, non solo è stato facile organizzare questo corso, ma avrebbe potuto essere anche più numeroso. Questa semplice constatazione di fatto (e tantissime altre) provano che l'ambiente filosofico e culturale è mutato; e non solo in Italia, ma anche in Francia ed altrove. Infatti, da circa un ventennio, soprattutto in filosofia, non predomina più decisamente come prima una concezione integralmente laica, antiteologica ed antimetafisica: di disinteresse, d'indifferenza ed anche di disprezzo per il problema teologico e per la metafisica in generale. Naturalmente il razionalismo ed il laicismo non hanno decampato; ma a parte la loro incapacità a rinnovarsi e la loro autodissoluzione, sono costretti a tener conto di quella che si può chiamare la rinascita della filosofia come metafisica o scienza (dicevamo) dell'aldilà interiore e trascendente, scienza non-mondana, il cui essenziale carattere è teologico e spirituale. Oggi, indubbiamente, è vivissimo e largamente diffuso l'interesse per i pro~lemi di Dio e della religione, dei rapporti tra filosofia e religione, tra filosofia e Cristianesimo, ecc.; e non solo è attentamente ascoltata ogni voce che si leva in questa direzione, ma si vive come in attesa di una voce nuova che, prima o poi, si farà sentire. E molto significativo, per non dire di altro, che, per ben due volte, negli ultimi venti anni, si sia dibattuto in Francia, con ripercussioni internazionali, il problema della possibilità di fatto e di diritt,) di una filosofia cristiana; che pensatori di diversa provenienza ed orientamento, anche senza personali preoccupazioni religiose o interessi teologici, abbiano riportato alla ribalta della discussione il problema della metafisica; che due riviste, di diverso e quasi opposto indirizzo, l'una all'insaputa dell'altra, l'italiano« Giornale di metafisica» (che ho l'onore di dirigere) e la francese « Revue de métaphysique et de Morale », abbiano dedicato due grossi fascicoli dell'annata 1947 proprio al tema della metafisica. Ciò significa che la filosofia più recente, risalendo la china, comincia a riacquistare coscienza della essenzialità dei problemi metafisici, e soprattutto di quello teologico. Come si spiega questo cambiamento? Perché la filosofia, disorientando o facendo pensosi i convinti e accaniti sostenitori della ateologicità ed ametafisicità di essa, torna a riproporsi seriamente il problema della metafisica ed il problema della filosofia come metafisica? Rispondere a questa domanda è svolgere il tema del nostro discorso nel senso che abbiamo già precisato. Ma non possiamo rispondere alla domanda senza rifarci un po' indietro, anche se per accenni essenziali; e precisamente alle origini del pensiero moderno, dato che lo svolgimento più che trisecolare di questo coincide con quello che noi chiamiamo il processo di autodissoluzione della filosofia.
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