36 LUIGI STEFANINI dizioni spirituali del poeta che, cieco di fronte alla materialità dei fatti, si rende « veggente » rispetto a valori di essenza. Ma l'interprete non eccede dalla dovuta fedeltà al testo e all'ambiente nel ribadire, anzitutto, che og ni nota atta a caratterizzare lo stato di grazia della poesia è sempre dedot ta dal privilegio di una partecipazione sovrumana, come risulta dalla insisten za con cui, nei passi citati e in ogni altro che a questi si potrebbe facilmen te ricondurre, la premessa è sempre stabilita nella premozione delle Muse o di Apollo o, genericamente, del dio. In questa deduzione si giustifica lo stato di gioiosa serenità che la poesia induce nell'uomo, per quanto gravi possano essere i suoi affanni e p er quanto il dolore e l'affanno possano essere intrinseci alle imagini evoca te dal canto, com'è appunto nel caso di Telemaco e di Odisseo. La letizia po etica, che non annulla il dolore ma lo supera, avvolgendolo nella sua bland a carezza - tanto che, com'è stato giustamente rilevato, in questi motivi omerici c'è già il presagio della catarsi aristotelica ( 1) - non è che la part ecipazione alla vita di quegli dei beati ( µoodpwt ), in cui l'uomo si riconosce, dopo di avere oggettivato in essi, per un prodigio della fantasia, il s uo anelito alla liberazione. Non diversamente, dolci apparizioni serenan ti, ~ qblio degli affanni e tregua alle cure» (2), compaiono nella Teogonia le Muse, che invadono la casa del Padre, inondandola di canti deliziosi e di sorrisi (3). « Ombra d'un sogno è l'uomo>>, canterà Pindaro, « pure, se gli piove luce da dio, lo irradia il fulgore di una vita soave» (4). E il fulgor e di questa vita, che è la vita delle Muse, avvolge per Pindaro ogni opera in cui l'uomo sappia elevarsi al di sopra della propria statura in affermazio ni vigorose e feconde, quasi tutto quanto di magnanimo si compie sulla ter ra abbia la specie della poesia. Avvolge lo stesso fulgore perfino gli dei ch é, se in essi si ripercuotono le cure terrene e la manifestazione di potenza a ssume talora il tono dello sfogo prepotente e iroso, anch'essi, in cui l'uomo si purifica, hanno bisogno di essere purificati. Questa catarsi a doppio a ppello, oltre che dell'uomo per virtù di dio, anche di dio per virtù del le Muse, è il senso di un'ode di Pindaro (5). E schietta in Omero l'idea che l'estro poetico non sottostà ad alcuna legge che non sia quella della volontà divina che Io costituisce nella s ua piena libertà. Non altro può essere il significato dell' 1i1t1t·n ol. v6oç opvu,o:i che riecheggia dall'Iliade all'-Odissea ( 6). Invero quello che noi diciamo ( 1) DELLA VALLE, Lezioni di Poetica clauica, cit. I, pag. 31. A'nzi, vorremmo sog• giungere, nei cenni omerici e negli altri che seguiranno da parte della poe sia e della filosofia, più che il «presagio», c'è il chiarimento e la giustificazione di quella condizione catartica che ARISTOTELE, riassumendo una tradizione secolare, non ha potuto ignorare, ma non ha sapùto nemmeno chiarire sufficientementea se stesso. (2) Esrooo, Teog., 55. (3) Esrooo, Teog., 40-43. ( 4) PINDARO, Pitia Vl/1, 96 sgg. (5) PtNOARO, Pilia I, 1-14. (6) Cfr. J/., I, 346; Odiu., Vili, 44-45 . ..
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