Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

PIETRO PAOLO TROMPEO preannunzia a Dante; e anche qui s ono ·immagini tratte da una natura festante nel fa benedizione di Dio: « Perché la faccia mia sl t'innamora, che tu non ti rivolgi al bel giardino che sotto i raggi di Cristo s'inliora? Quivi è la rosa in che il verbo divino carne si fece; quivi son li gigli al cui odor si prese il buon cammino». Così Beatrice; e io, che a' suoi consigli tutto era pronto, ancora mi rendei a la battaglia de' debiti cigli. Come a raggio di sol che puro mei per fratta nube già prato di fiori vider, coverti d'ombra, li occhi miei, vid'io così più turbe di splendori, folgorate di su da raggi ardenti, sanza veder principio di fulgori. ) Proprio come in un rosone di cattedra le. Ma questa volta, invece che àl rosone di Chartres in cui è rappresentata la glorificazione di Cristo e nella luminosa policromia prevalgono i grumi corruschi del granato e il sangue del rubino, io penso al rosone che gli fa riscontro, offerto in dono da san Luigi e da sua madre Bianca di Castiglia, nel quale troneggia al centro la Vergine tra un prevalere dell'azzu rro sugli altri toni. Si direbbe che alla generosa profession di fede che Dante fa a questo punto, dichiarando con una semplicità di fanciullo che o gni mattina e ogni sera egli invoca il nome di Maria, questa risponda con un'ispirazione che è tra le più luminose e le più musicali del poema: .. Il nome del bel fior ch'io sempre invoc o e mane e sera, tutto mi ristrinse l'animo ad avvisar lo maggior foco. E come ambo le luci mi dipinse il quale e il quanto de la viva stella che là su vince, tome qua giù vinse, per entro il cielo scese una facella, formata in cerchio a guisa di corona, e cinsela e girossi intorno ad el,la. Qualunque melodìa più dolce sona qua giù, e più a sé l'anima tira, parrebbe nube che squarciata tona, comparata al sonar di quella lira onde si coronava il bel zaffiro del quale il ciel più chiaro s'inzaffira.

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