22 PIETRO PAOLO TROMPEO En regardant, en l'air, encore, mais alors juste devant lui, il apercevait, au travers des fumées d'un crépuscule, des lames d'épées déjà claires, des lames, énormes, sans poignées et sans gardes, s'ame11Uisant à mesure qu'elles allaient ,·ers la pointe; et, ces lames debout à des hauteurs démesurées, semblaient, dans la brume qu'elles tranchaient, gravées de nébuleuses entailles ou d'hésitants reliefs. Et s'il scrutait, à sa gauche et à sa droite, l'espace, il contemplait, à des altitudes immenses, de chaque coté, une gigantesque panoplie accrochée sur des pans de nuit et composée d'un bouclier, colossal, criblé de creux, surmontant cinq larges épées sans coquilles et sans pommeaux, damasquinées sur leurs plats, de vagues dessins, de confuses nielles. Peu à peu, le solei! tatonnant d'un incertain hiver perça la brume qui s'évapora, en bleuissant; et la panoplie pendue à la gauche de Durtal, au Nord, s'anima, la première; des braises roses, et des flammes de punch s'allumèrent dans !es fossettes du bouclier .... ». Fatta la tara di quel che in Huysmans è tormento di tecnica naturalista, così io penso che Dante abbia visto certe schiarite e accensioni di vetrate gotiche (a Firenze e ad Assisi, se non a Parigi o a Chartres come piacerebbe supporre) e trattone immagini per il suo Paradiso. Nel Paradiso, è vero, c'è più luce, anzi non c'è che luce, e si passa di luce in luce con f n crescendo vertiginoso, mentre nelle chiese gotiche - come disse il Carèlucci in una delle sue men felici odi barbare ispirata del resto dal Duomo di Milano - si ha un « dubbio giorno » o una « tenebra sacra »; ma club- - bio giorno e tenebra sacra diviene per Dante ogni luce dinanzi al folgorìo della nuova luce che gli si appresenta, e però ogni volta la sua impressione è quella di chi nell'ombra o nella penombra vede accendersi una luce (1). A un rosone gotico investito dai raggi del sole fa ben pensare il trionfo di Cristo che 'Beatrice annunzia al suo fedele e che la fa sfavillare di santa letizia; ed io, per mio conto, non posso non riferirmi al rosone meridionale di Chartres, nel cui centro è per l'appunto Cristo trionfante in uno scintillìo d'argento e di azzurro chiaro, e torno torno, in giri concentrici, figure d'angeli e di personaggi simbolici anch'essi splendenti come pietre preziose: Quale ne' plenilunii sereni Trivia ride tra le ninfe eterne che dipingon lo ciel per tutti i seni, vidi sopra migliaia di lucerne un sol che tutte quante l'accendea, come fa il nostro le viste superne; ( I) L'analogia tra la candida rosa dell'Empireo dantesco e le finestre a rosa delle cattedrali gotiche, già proposta da Ozanam e wntraddetla dal Savi-Lopez, fu ripresa in esame da Filippo Ermini in un dotto studio apparso nel « Giornale Dantesco» (XXV) ., ripubblicato nel volume postumo Medio Et'O Ialino (Modena, Società Tipografica Modenese, 1938, pp. 327332). Ma l'Ermini, che si fermò a lungo sul simbolismo della rosa nella letteratura del Medio Evo e sui rapporti tra la struttura della candida rosa ~ quella dei rosoni gotici, accennò appena all'analogia che in queste pagine si vuol suggerire: q~lla delle figurazioni luminose nei roso ni gotici e nella Commedia . ..
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