Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

L'AZZURRO DI CHARTRES 21 riodi storici, quel paragone, dico, qui non sarebbe fuori posto. Nel congegnare le sue similitudini e inserirle ai loro luoghi, accarezzandone quasi i particolari, Dante procede come i maestri della scultura gotica. I capitelli delle cattedrali di Reims, di Amiens, di Chartres, di Rouen, hanno evidentemente una funzione architettonica e armonizzano con lo slancio degli alti pilastri su cui pcggiano gli archi; ma quale amore della natura essi rivelano nei particolari, quale attenta e amorosa e delicata osservazione della flora! Agli acanti stilizzati, che l'arte romanica aveva ereditato da quella grecoromana, e che il Rinascimento rimetterà in onore, ai fantastici ghirigòri ed arabeschi, si sostituiscono i pàmpini ed i viticci, le foglie della quercia e del salice, dell'edera e della felce, del gìgaro e della ninfea, e financo quelle più casalinghe del pingue cavolo e dell'odoroso prezzemolo. Lo scultore gotico andava a cercare i suoi modelli nel bosco e nel sottobosco, neHa vigna e nell'orto, e li rendeva nella pietra con incantevole schiettezza. Ma come agli occhi del devoto, nella luce mistica che dilaga i1ttraverso le gemmanti vetrate, quegli aspetti naturali sembrano santificarsi in un'offerta religiosa e intonare anch'essi l'inno corale di gloria a Dio creatore e redentore, così questa similitudine dantesca, con altre della Cornmi,edia segnatamente nella seconda e nella terza cantica, ci presenta una natura francescanamente ribattezzata, con quell'uccellino che aspetta, trepido d'amor materno, il segnale celeste della vita che ricomincia, il primo raggio del sole, ali11sq11eet idem, che _per lui è la Provvidenza, e la stessa fatica, in quella luce piena di speranza, gli diventa una gioia. Ed ecco che nella penombra della cattedrale le ampie vetrate hanno guizzi e lampeggiamenti di pietre preziose e seml:frano gradatamente incendiarsi man mano che il sole le investe: Ma poco fu tra uno e altro quando, del mio attender, dico, e del vedere lo ciel venir più e più rischiarando. Vide Dante, se davvero peregrinò a Parigi e nella Francia settentrionale, il levarsi del sole in una di quelle chiese stupende in cui l'arte dei vetrai ebbe uno sviluppo che da noi fu molto più limitato e più tardo? Certo, è questa l'impressione che dà la terzina or ora citata. O almeno la dà a me, che non posso non ripensare (e chiedo perdono dell'intrusione egotistica) a una mia sosta di due giorni a Chartres, or sono più di vent'anni, proprio per poter assistere a quello spettacolo di cui avevo letto la descrizione in un romanzo d'un autore a me caro, Huysmans. Mi avviai alla cattedrale che ancora non albeggiava, e nella penombra della navata centrale, dove si vedeva passare e genuflettersi qualche devota ammantata di ·nero, attesi con impazienza il primo balenare delle -prodigiose vetrate: così mi fu dato di rivivere, punto per punto, la descrizione di Huysmans: « En levant la tète au ciel, Durtal plongeait dans une ombre profonde que n' édairait aucune étoile, aucune lune.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==