NOTE DI CRONACA incrinature del ghiaccio possono destare (ma questi esempi sono già troppo definiti e sperimentati per rendere l'idea di quei quadri). E in verità quei colori e quelle linee e in definitiva quelle proporzioni e composizioni, sono talvolta ammirevoli. E quindi, in fondo, il nostro discorso di poc'anzi non cambia: nelle opere del Magnelli e dei suoi compagni di fede sono presenti, né più né meno che nei non astrattisti, i termini elementari del linguaggio pittorico e formale; e, si potrebbe aggiungere, questi termini elementari sono quelli di tutti i tempi, giacché, come costituiscono l'essenza dell'espressione artistica, si possono, in ogni opera d'arte, considerare astrattamente, per la loro individua validità: ed è questo processo di astrazione ciò che la critica idealistica va facendo con entusiasmo e con eccellenti frutti da qualche decennio. Sì che, in sostanza, gli odierni pittori astrattisti non dovrebbero, rispetto al rigorismo metodologico, esser considerati diversamente dagli altri, antichi o moderni che siano; oppure si potrebbe dedurre che l'astrattismo è sempre esistito e che soltanto astraendo, per l'appunto, da ciò che non è puro valore formale elementare si può fare della valida critica d'arte. Ma, d'altronde, di fronte a questi quadri che dagli altri differiscono esattamente perché deliberatamente non risolvono quei valori formali in immagini, diremo, sperimentali, il pubblico si rifiuta di comprendere e i critici devono compiere la più improba fatica per illustrarli, spostando immediatamente il discorso dalle opere d'arte a questioni teorizzanti per poi, eventualmente, ridiscendere (come negli esempi dei falsi sillogismi della scolastica) a dimostrare ciò che l'umana ragionevolezza si rifiuta di ammettere e che invece, dopo quelle capziose premesse teorizzanti è co, stretta, suo malgrado, ad accettare. Tutti siamo costretti ~ riconoscere che Achille non raggiungerà mai la tartaruga pur essendo pienamente convinti del contrario. A questo punto bisogna uscir dall'equivoco e ripetere serenamente agli astrattisti quel che s'è detto in genere agli altri pittori : la critica così detta formale, nelle strettoie della formula arte-non arte, ha autorizzato negl'improvvis.ti suoi zelatori, il sofisma per cui può essere dimenticata la compiuta e umana concretezza dell'opera d'arte. E quelle «amebe», francamente, non sono opere d'arte; e - a pensarci bene - non sono altro che sottoprodotti dei formalismi programmatici che denunciano una volontà sopraffattrice della semplice e ingenua verità umana; sottoprodotti che, ormai, hanno affaticato - e stancato - più di mezzo secolo di vita artistica. E spesso, non sia troppo duro l'ascoltarlo, sono l'ultimo rifugio dell'incapacità creativa. (Non è fuor di luogo ricordare quel che il Bacchelli narra in un suo romanzo, in cui un artista mancato avrebbe potuto attingere perfino la celebrità se avesse consentito a uno scaltro impresario di appiccicare sui suoi brutti quadri l'etichetta di « art idiot »). Magnelli nel 1931 esponeva tre quadri diremo « normali » che, francamente, eran brutti : una sua Famiglia del pescatore rivelava un pittore scarsissimamente dotato, salvo un suo certo buon gusto per il colore; ora lo troviamo, grazie ai suoi protozoi, tra i più celebrati artisti· di Parigi. :8 lecito credere che la sua attuale rinomanza si debba tutta a quelle premesse programmatiche e cioè al conclamato astrattismo e non alle sue opere o alla sua - se esiste - arte. Ed è tanto vero, poi, che quella premessa è caduca quanto e più d'una stravaganza, che non c'è stata cronaca e critica di questa Quadriennale che non abbia levato stupiti elogi ai futuristi, i quali sono stati messi, in quelle stesse sale, a confronto con gli astrattisti. Si è che nei futuristi c'era una premessa d'ordine morale che fungeva da « contenuto » o da « oggetto »; contenuto o oggetto che, oggi, fa riconoscere nei seguaci di Marinetti una sorta di onestà e di buona fede, una certa sincerità che li riscatta da tutti i loro assurdi, tanto, gli assurdi, sono venuti ingigantendo nei successori. (E poi è facile, oggi, vedere attraverso quelle esperienze programmatiche e volontaristiche dei futuristi che veri artisti c'erano, in quelle file: onde, appena liberati
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