150 NOTE DI CRONACA se attraverso alla Mostra si è voluto dare la più documentata nòcizia sull'indirizzo generico della pittura d'oggi o sulle varie tendenze; di scarso valore per chi vi ha voluto cercare vero e genuino godimento, quale si prova soltanto di fronte a qualche artista ben ,definito e pienamente significativo. In conclusione: la Quadriennale è stata più una palestra per lo studioso di storia del gusto che un'occasione di gioia. ,Ma, d'altra parte, difficile è orientarsi anche nel caso di voler trarre qualche conclusione sul gusto, con sott'occhio tante e tante opere, fra cui son rimasti come annegati gli artisti più noti, incapaci di emergere e di differenziarsi fra la pletora dei pittori e degli scultori. Insomma, questa Quadriennale ha voluto essere il più generoso accoglimento degli artisti, non ha v:ietato l'ingresso a nessuno, quasi per uno scrupolo di imparzialità agnostica, o come per una confessione d'incapacità a sceverare il loglio dal grano: al pubblico sembrò essere stato affidato il compito di giudicare, o con la critica esplicita o con quella implicita - assai più convincente della prima - che consiste nel numero dei visitatori e degli acquisti. Bisogna, ora, registrare i fatti accaduti : i primi giorni il pubblico accorse e, in qualche ora, affollò le trentaquattro densissime sale; poi ,dopo un paio di settimane, disedò, disertò in modo scoraggiante. E nelle trentaquattro ,interminabili sale· le più che milletrecento opere rimasero a dare la più viva ,immagine dello squallore, ostinandosi a sperare, per più di un mese, che l'abbandono del pubblico non fosse così vero e brutale. Vendite: pochissime; i fatidici cartellini col « venduto » era rarissimi incontri. Tali fatti non possono interpretarsi che in un •:nodo : il pubblico era ansioso d'arte, di opere d'arte; era cioè pienamente preparato e ben disposto, il suo interesse era vivo. Ma è restato nettamente deluso .. Ma prima di confermare questo giudizio negativo, conviene vedere ~e questa Quadriennale non abbia qualche significato positivo. Si è già detto che non vi si trovano manifestazioni compiute di singoli artisti con le consuete « sale personali »; onde non è eccessivamente da deplorare l'assenza di alcuni nomi celebrati, come p. es. Fazzini, De Pisis, De Chirico. Quindi non bisogna volervi cercare definizioni di personalità; e anche se la scoperta, per dir così, degli artisti singoli o del loro cammino è l'unico problema che in fondo interessi la storia dell'arte, è anche vero che gli artisti autentici o li conosciamo o si faranno, prescindendo da qualsiasi rassegna organizzata, conoscere; è invece assai rara l'occasione di poter parlare, con valida e compiuta documentazione, di tendenze e cioè del quid medium, del « clima » che gli artisti determinano e in tui son destinati a incontrarsi - per amarsi o per detestarsi, per comprendersi o no - artisti e pubblico. ,E poiché, come giustamente si dice da ogni parte, oggi perdura lo spiacevole fenomeno d\!l distacco fra arte e pubblico, poter trattare di queste questioni è utile e giovevole. La Quadriennale, quindi, sotto :questo punto di vista, può dirsi pienamente riuscita. E naturale, è cioè esattamente coerente, che i grandi nomi forniscano scarsa materia alle nostre osservazioni : anche perché gli artisti ben definiti, la cui personalità è già affermata, percorrono un cammino, per così dire, interno, e operano ricerche nell'ambito - tanto più chiuso, quanto più si riferisce a una determinata personalità - del loro stile. Di proposito, quindi, non parleremo - per seguire l'ordine topografico "della Mostra - d'un Severini, che nulla aggiunge con la sua Na111ramorta a ciò che di lui già sappiamo, salvo una conferma (se pur ce n'è biso-
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