Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

NOTE DI CRONACA 145 ferito, invece, associare alla sua difficile esperienza uomm, e partiti d'altra ispirazione ma fedeli anch'essi al metodo delJa libertà. "E un buon inizio: ora si attende la parola d'ei fatti. L'opposizione, che pare decisa all'ostruzionismo parlamentare, sembra anche decisa ad avvivare nel Paese una politica di agitazioni sociali. L'Italia, in un momento così difficile, non ne avrebbe bisogno; ma a considerare le cose storicamente, non si può non ammettere che la presenza di questi 'contrasti, se complica l'assunto del governo, ha una sua funzione utile: quella di spronare all'azione e di far comprendere che a metà del secolo XX la politica che si fa nei parlamenti non può ignorare la realtà sociale del Paese, ma deve piuttosto interpretarla. * * (giugno 1948). CRONACHE LETTERARIE Durante un recente Premio letterario hanno comunicato il proprio ritiro dalla candidatura già data, tre scrittori contemporanei, o quasi, di nascita : Riccardo Bacchelli, col suo Sg11ardodi Gesù (Garzanti, 1948), 'Aldo Palazzeschi, coi suoi Fratelli C11cco/i (Vallecchi, 1948), e Bonaventura Tecchi, con la sua Presenzadel male (Bompiani, 1948). Una medesima generazione letteraria, che tocca le fonti con Palazzeschi nella Voce, e con Tecchi sorpassa la Ronda e giunge a So/aria; e tale generazione ha trovato, quest'anno, come fondamento delJa propria ispirazione e argomento del proprio racconto; quel sentimento morale che il dopoguerra letterario aveva violentemente turbato, quando non tentato di distruggere nei 'l:rasalimenti dialettici ed erotici degli scrittori più giovani, Moravia o Piovene. Tocca sempre a quegli uomini, dunque, restaurare dopo le macerie. Ed ecco l'intenso travaglio religioso di Jtamar, il nuovo protagonista bacchelliano, alla ricerca della Grazia e di una missione umana smarrita: è l'indemoniato sanato da Gesù, disperato dal rifiuto che il Signore gli ha opposto alla sua richiesta di seguirlo e di farsi suo discepolo. Sul turbinoso gioco di distruzione e ricostruzione morale del personaggio, Bacchelli ha edificato un altro dei suoi ·severi templi d'eloquenza novecentesca, quel periodare insistito e ricchissimo, la smaniosa ricerca di una scrittura magicamente aulica: le quali cose non soffocano, anzi danno una vita singolare e legittima al sottilissimo problema religioso (talvolta 'velato da un'ombra di giansenismo). Ecco l'ottimismo fiabesco e sorridente di Palazzeschi, ancor più sollevato da quei contrasti morbosi, che pur avevano dato tanta compattezza ed organicità narrativa alJe S01·e/leMaterassi. Nel nuovo libro la serenità favolosa dell'impianto narrativo, l'estrosità delJe trovate, la disincarnata bizzarria delle soluzioni, celano a tratti l'istanza moralistica, che però costituisce il tessuto connettivo del :romanzo, e il suo finalismo contenutistico. Leggeremo la prosa palazzeschiana come una fiaba esuberante di umore capriccioso, o come una seria storia di purificazione dal male? Direi l'uno e l'altro, e la favola si riversa nelle sottilissime trame della prosa lirica, la storia si proietta nella suasiva armoniosità 'dei ,vart caratteri umani, nell'incrudimento improvviso di certe aperture dolorose (ricordiamo la bellissima scena del vecchio Celestino sulla montagna), nel rapporto contrastato tra l'invenzione pietosa e la realtà del dramma guerresco. Ecco l'eticità riflessiva di Tecchi, il suo signorile avvicinarsi ai torbidi istinti sensuali e caritatevolmente condannarli. Non già che egli racconti casi morali astratti, 10. - Quaderni di R0'l11(1,

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