Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

NOTE DI CRONACA 143 A proposito della Germania, le Potenze anglo-sassoni, considerata l'impossibilità di un accordo a quattro, si sforzano di unificare le zone occidentali e d:i formare un governo tedesco dell'Est. Nelle conversazioni avvenute a Londra, tra il 20 aprile e il 1 giugno, i tre più grandi interessati - Francia, Inghilterra e Stati Uniti - hanno raggiunto un'intesa di massima in tal senso vincendo non senza difficoltà le resistenze francesi : il governo di Parigi teme la rinascita di una Germania minac• ciosa sul Reno e per molto tempo ha resistito alle pressioni anglo-sassoni. Sarebbe stata disposta ad accogliere i punti di vista di Washington e di Lond'ra in cambio della garanzia militare americana. A Londra, la Francia si è trovata isolata innanzi ai suoi più potenti associati e ha dovuto cedere : tutto ciò che ha potuto ottenere è un certo gradualismo nella costituzione della Germania occidentale e qualche vaga promessa di assistenza . .B assai probabile che la conferenza di Londra abbia grandi conseguenze nella politica interna francese poiché conservatori, gaullisti e comunisti sono concordi nell'insorgere contro il ministro Bidault e in genere contro il governo Schuman. Mentre scriviamo la stabilità del ministero sembra problematica. Un'altra grossa questione giunta alla fase critica il 15 maggio è quella relativa alla Palestina. Com'è noto, esisteva un progetto di spartizione approvato dalle Nazioni Unite : la creazione d:i uno Stato ebraICo e di uno Stato arabo; Gerusalemme internazionalizzata sotto l'egida dell'O. N. U. Il progetto fu approvato il 29 novembre 1947; ma due giorni più tardi, quasi tutti gli Stati che l'avevano approvato si pentirono. Gli inglesi, i quali, con la dichiarazione Balfour, crearono il problema, fino all'ultimo osteggiarono la divisione della Palestina. Gli Stati Uniti, principali avvocati della spartizione, prima si pentirono e fino al 15 maggio proposero almeno una diecina di soluzioni. Poi, pochi minuti dopo la mezzanotte del 15 maggio, riconobbero, per primi, lo Eretz lsrael, vale a dire il nuovo Stato ebraico. Seguì subito il riconoscimento sovietico e nello stesso tempo gli eserciti della Lega araba passarono i confini. Da allora si è combattuto con grande accanimento. Fu chiaro fin dal primo istante - era evidente, del resto nelle ultime settimane d'el mandato britannico - che gli ebrei facevano ogni sforzo per assicurare il controllo militare delle zone loro assegnate dal progetto del novembre 1947, il quale di fatto è stato applicato senza l'O. N. U. Le Nazioni Unite, a umiliazione di tutta la cristianità, non sono riuscite però ad assicurare il rispetto della città santa che a norma del piano iniziale, avrebbe dovuto essere internazionalizzata. Hanno nominato - è vero - un sindaco di Gerusalemme, che le agenzie di stampa hanno seguito fino al Cairo, ma dopo di allora del signor Evans non si è più sentito parlare e là vecchia Sion è divenuta un campo di battaglia sotto gli occhi di nazioni sedicenti cristiane, che non hanno saputo imporre innanzi agli od! di razza e di religione il rispetto di luoghi e di memorie sacri a centinaia di milioni di credenti. la cristianità prende atto di questo fatto. Ma l'episodio palestinese va considerato nella cornice d'el grande dissidio mondiale. Il timore di un intervento russo in Palestina, cioè sulla sponda del Mediterraneo, domina la politica degli anglo-sassoni. Gli americani, favorevoli agli ebrei, hanno ragione di temere la delusione del mondo arabo sulla quale domani potrebbe speculare la politica russa. Hanno pure da temere, per la stessa ragione, la delusione ebraica. E questo duplice timore si traduce in una politica incerta, che in definitiva lascia che le cose seguano il loro corso, o meglio il corso che gli inglesi vogliono imprimere ad esse. Non è un mistero per nessuno, infatti, che la Lega araba non farebbe quello che fa se non avesse il pieno appoggio britannico. A ciò si aggiungano interessi non confessabili di altra natura, che si riassumono in una sola parola, il petrolio, quel petrolio dell'Irak cui ora è interessata anche l'Ameri'ca e che impone una politica ,di amicizia verso gli arabi.

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