NOTE DI CRONACA 137 Mentre le confessioni protestanti (luterana, calvinista, unitaria) avevano, almeno parzialmente, accettato un compromesso, il Cardinale Primate Mindszenty, udito il parere dell'Episcopato cattolico, mise come condizioni per trattare, che la nazionalizzazione della scuola non fosse messa all'ordine del giorno del Parlamento, che fossero reintegrate le associazioni cattoliche, le quali erano state disciolte, che fosse permessa la esistenza almeno di un quotidiano cattolico. Contro queste « pretese» insorse lo stesso Vicepresidente del Consiglio, che disse tra l'altro: « La reazione sarà distrutta: noi non accetteremo alcun compromesso e non avremo alcuna esitazione per quel che riguarda la questione religiosa. La nazionalizzazione delle scuole si farà in accordo con il clero cattolico se è possibile e senza il suo accordo se ciò abbisogna». Si fece senza l'accordo, anzi previo l'imprigionamento di qualche sacerdote; e segul, come hanno riferito i giornali, la espulsione dal Parlamento di Suor Margherita Schlad1ta, che si era messa coraggiosamente alla testa della opposizione. Ora, che in Ungheria vi sia un problema sociale grave ed urgente e bisogno di riforme profonde, è vero; che esistano abusi, anche coonestati dalla pertinace resistenza alle riforme di gruppi conservatori cristiani non sufficientemente sensibili ai tempi e bisogni nuovi, è innegabile; ma è interessante notare come la opposizione violenta al cristianesimo si faccia piuttosto sul terreno della educazione e della scuola. Se dall' Ungheria spingiamo un fuggevole sguardo sulle altre nazioni dell'Oriente europeo, non vi è tale abbondanza e sicurezza di notizie, sul terreno religioso, che ci permetta nuove importanti segnalazioni : in Albania si nota un incrudimento di violenza contro i resti del cattolicismo, con uccisione di vescovi e sacerdoti; i popoli della Lituania e della Lettonia sono davvero « un volgo disperso che nome non ha »; nei campi di concentramento e di lavori forzati dell' URSS si dice siano numerosi i gruppi di « credenti » dei Paesi Baltici, deJJa Polonia, Rutenia ed altre terre slave; sembra invece meno adoperato il « bra!cio spirituale » costituito dalla Chiesa russa, per i disegni dell'imperialismo moscovita: ma le notizie sono troppo frammentarie ed incerte perché si possa avere una visione ampia e sicura ed un giudizio fondato. Laicismo occidentale ed ateismo orientale si diramano ed intersecano per le vie più impensate: accanto al crudo laicismo creato in Turchia da Ataturk sul modello di quello dei paesi latini, troviamo in Palestina colonie ebraid1e ispirate al perfetto comunismo ateo di marca moscovita, accostate ad altre fedeli alla Tora ed al T a/,n111:/.: prova questa, se altre mai, del carattere politico-razziale, e non religioso, del presente movimento sionista. Per questo non è qui il luogo di interes• sarsi dell'odierna sanguinosa vicenda palestinese, salvo che per la sorte dei Luoghi santi, per la nuova rovina di Gerusalemme, « città della pace » ! Eppure non manca, sul terreno economico-sociale, una forma di laicismo che potrebbe dirsi 11at11ralilerchriJtia11111, potendosi anzi parlare di socialismo cristiano; del resto non è propriamente laicista il laburismo inglese, se ben 67 membri di quel Partito hanno testè sottoscritto un opuscolo, con prefazione di Sir Stafford Giripps. dal titolo: fo q11e11afede 11oiv;viamo, nel quale si addita nel Cristianesimo l'unica forza capace di stabilizzare la democrazia in antitesi con i metodi totalitari (cfr. Angelo Crespi, in: Il Meuaggero del 16 maggio). Del resto, ad una osservazione un po' accurata, appare, per contrasto, un così vasto e talora anche profondo fermento di religiosità, spesso ancora indistinto ma pur operante, un po' ovunque, da farci persino domandare se la offensiva laicista nel campo della cultura non sia piuttosto un supremo sforzo di difesa di un mondo ideologico in non poca parte sorpassato. Piccoli episodi, se si vuole, ma significativi le recenti conversioni al cattoli-
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