RASSEGNE 135 sponibilità di locali ,possa rendere più pressante la domanda e interessata l'offerta. A meno che i proprietari percettori di maggiòri redditi siano più propensi a reinvestire in case i medesimi, di quel che in tal senso amino fare i più agiati, tra gli inquilini, che li dovrebbero pagare. Infine, i prezzi sarebbero ancora tali, se limitati alla misura indicata, da escludere una sufficiente redditività ali' eventuale affiusso di capitale fresco in quel campo di investimento. Le nuove costruzioni troverebbero forse anche minor incentivo di oggi, potendosi meno contare e speculare sulle situazioni di necessità e urgenza, che sorgono in margine al blocco. In sostanza e concludendo, secondo il ,nostro avviso, I'optin111m di utilizzazione cui lo Stato dovrebbe tendere con idonei interventi consisterebbe in uno stato di cose, in cui si accompagni ad una completa occupazione dei locali esistenti - salvo un margine di sicurezza ed un minimo di elasticità - un più razionale criterio di distribuzione fra gli aspiranti alla casa. Ma intanto Io Stato potrebbe fare altro, per prepararci un alloggio più confortevole per un domani migliore - cioè per dare un meno caotico e più umanistico aspetto allo sviluppo edilizio, che, migliorando la situazione economica, si dovrà incoraggiare. Alludiamo alla predisposizione di un programma urbanistico, di cui è superfluo - dopo quanto s'è detto - illustrare i vantaggi; è un problema codesto, che ha immediati e decisivi riflessi nell'organizzazione economico-sociale del paese. A tal riguardo, è il caso di notare come spesso i tecnici dell'urbanistica - dato il loro ordine di studi e preoccupazioni ~ dimostrano di non avere che una troppo vaga idea delle implicazioni di riforme strutturali nel sistema economico, che trarrebbero origine dai loro propositi. Ora, sembra che, per fare una cosa, una volta tanto, veramente seria, occorra evitare la costituzione di appositi organi '- abbiano o meno il nome, pur rivestendone praticamente le funzioni, di un Ministero - i quali, anteponendo la fase normativa a quella rifle!lsiva, servano a complicare le cose anziché a renderle più piane. Si dovrebbe procedere proprio come usano, in queste materie i decantati inglesi; come essi hanno operato in tema di urbanistica e di previdenza sociale - per fare solo due esempi. Prima si studia a fondo e in tutti i suoi aspetti il problema, con animo spassionato e senza secondi fini; segue la determinazione illuminata dei malanni e dei difetti, dei rimedi e delle mete, e delle modalità per raggiungerle; quindi si delinea la figura degli organi necessari alla riforma, e se ne precisano le funzioni. Solo allora si entra, gradualmente, in azione. Oggi si dovrebbe poter svolgere, in Italia, il lavoro iniziale della prima delle tre fasi, di cui parla il Piccinato: occorrerebbe effettuare una sistematica raccolta dei dati statistici e degli elementi, della più varia natura, che possono riuscire utili. Operazione questa, che sarebbe bene svolgere su un piano regionale, ma che dovrebbe essere ordinata, diretta e riassunta nelle sue conclusioni da una Commissione centrale, in cui entrino, oltre a pubblici funzionari, tecnici ed economisti, esperti di statistica, rappresentanti del lavoro e della classe padronale, e via dicendo. Questo sembra tutto quanto si possa ed eventualmente convenga fare praticamente nel periodo particolare che si attraversa. L'importante è di non vedere le cose secondo schemi astratti o preconcetti, ma di formarsi un'opinione illuminata circa gli sviluppi augurabili e precostituibili, accostando direttamente, con adatta documentazione, problemi concreti e specifici. BERNARDO COLOMBO Questa rassegna è Jtata preparata ne/l'autunno 1947; per dati 11a1istici più aggiornati cfr, i pirì recenti Bolle11ini di Statùtica. Nel fau. p,eced., alla p. 507, le Jlanze eJiJtenti indi. cale nella tabella sono calcolate al 31 dicembre 1941 (non 1942, come è scritto).
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