130 RASSEGNE E una proposta, che incontra viva opposizione - prescindendo dai proprietari interessati - anche per motivi tecnici: non sembra opportuno, infatti, introdurre specifiche corrispondenze fra le partite di dare ed avere del bilancio statale; e, d'altronde, ai dati attuali, la raccolta di mezzi per tale strada sarebbe esigua. Qualcuno estende il concetto, e parla di una ipoteca da applicare sull'intero patrimonio immobiliare (case indenni, riattate, costruende ex-novo), con cui appoggiare l'emissione di speciali « obbligazioni per la ricostruzione edilizia» (1), oppure (I' arch. Gadola) parla di imposta straordinaria sulle case indenni, che attui una spe• cie di mutualità retroattiva tra le indenni e le sinistrate. Le modalità variano, come si vede, ma è comune l'idea di far concorrere il patrimonio indenne negli oneri della ricostruzione: idea, la quale pure risulta superata, in seguito all'istituzione della « patrimoniale », quanto mai generale nella sua incidenza, quanto mai ipotecata nei suoi frutti. Vogliamo ancora passare in rivista, alla svelta, alcuni altri suggerimenti particolari. P. Medolaghi (2) richiama l'esperienza del « Mutuai Mortage Insurance Fund » statunitense, per dimostrare i vantaggi, che si ottengono integrando la sàranzia ipotecaria a favore degli Istituti esercitanti il credito fondiario con una garanzia assicurativa, ottenuta attraverso un apposito Ente: il sistema consente di elevare il rapporto tra credito e costo attuale delle costruzioni, senza un onere troppo gravoso per i debitori, e si dimostra sopratutto adatto per aiutare i _piccoli redditieri, che aspi- - rano ad una casa in proprietà. A. Gadola (3) riferisce sull'attività delle « Building Societies », diffuse nei paesi anglosassoni e in Germania. Qualcosa di analogo dovrebbe sorgere anche in Italia, coli' adozione del principio informativo di tali Società - assimilabili a cooperative -, che consiste nella mutualità fra i contraenti. L'inclusione di speciali provvidenze di assicurazione sulla vita è anche consigliabile. I fondi potrebbero, almeno in parte, essere raccolti, convogliando verso simili iniziative le indennità di anzianità degli impiegati e quelle di licenziamento. P. Botton (4) auspica la creazione di un « Istituto Nazionale di Assicurazione Sociale per la Casa », il quale, procurandosi i mezzi con versamenti di quote da parte di lavoratori, datori di lavoro e Stato, potrebbe costruire case da dare in usufrutto, con sicurezza di fruirne da una data età e colla possibilità di divenir proprietari. E abbastanza diffuso il concetto che il datore di lavoro, sia esso un privato o sia lo Stato o un Ente pubblico, debba provvedere alla casa per i propri dipendenti. Da questo vago concetto, c'è chi crede di poter trarre delle norme ben precise. Così, A. E. Aresi (5) ritiene che il capitale occorrente per l'approntamento di alloggi per dipendenti d'aziende private dovrebbe provenire, per un terzo, dal Credito Fondiario, in parte da un vintolo sui fondi di previdenza, e per il rimanente dai datori di lavoro - la metà di questo, a fondo perduto. L'obbligo della costruzione degli alloggi per i dipendenti dovrebbe essere sancito per legge. Così la pensa anche F. (1) Proposta del dott. ALASIA al Convegno della Ricostruzione di Milano (14'-t6 dicembre '-i'>): cfr. «L't nuova edilizia». n. 9·10, 1946. (2) dr. « Il Globo» del 21 agosto 1947. (3) Cfr. «II Popolo» del 25 marzo ·47, (4) V. su « L'Italia Cooperativa » del 28 novembre 194'6; e si legga anche la critica di R 8AR8ARESCMI, ibidem nel numero del 16 gennaio 1947. ( 5) Sul n. 2 di « Metron ». Si confronti coll'idea di una « Compag,iia generale del- • l'edilizia>>, fornita di capitale per metà privato e per metà statale, incaricata della costruzione di case per dipendenti privati e pubblici - secondo il pensiero d G. Ciocca (su « 24 ore » del 9 aprile 1947).
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