SALVADOR! E FOGAZZARO II del libro, pubblicata il 5 aprile 1906, sentì il dramma spirituale d'un'anima che gli era cara. Indirizzò allora al Fogazzaro, che richiesto d'un giudizio dal Giornale d'Italia aveva nobilmente rispasto: Silentium (1), una bellissima lettera, in cui la riverenza e riconoscenza antica si mescolavano alla libera parola amica di ammonimento e di richiamo. << Caro ed egregio Signore. Non posso restare in silenzio con Lei, davanti al fatto che ultimamente è veuuto a colpirLa, tanto più che adesso mi par d'intendere meglio il gemito dell'animo Suo. Se sapesse, se sapesse! Ora ho riletto con gioia la risposta a una delle solite domande indiscrete: Silentimn. Non intendo bene che cosa abbian voluto condannare nel Suo romanzo. Ricordo che ventun anni fa, proprio in questi giorni, io mi trovavo incerto tra il suggerimento della passione e il dovere, che sentivo non aver da me la forza di vincere, ma un suo libro m'aveva avviato a sentire come si possa purificare l'amore. E una purificazione ancora non compiuta, mio caro Signore; e benediciamo anche i colpi del ma~tello, se questi servono a formare un cuor puro alla carità di Dio, e quindi una mente che si schiuda al mistero con l'umile fede dell'amore operoso, e non giuri sulle negazioni e i dubbi di chi presume misurare con la mente sua la parola potente di Dio » (2). Antonio Fogazzaro, che rivelò in quei giorni tutta la generosità cristiana dell'animo, accolse gratamente quell'alta testimonianza di carità nella verità, e rispose con queste sole parole: « Sì, caro amico, benediciamo anche i colpi di martello e Iddio ci doni la costante volontà di lasciarcene plasmare!» (3). In questa circostanza, il Salvadori partecipò pubblicamente alla difesa dello scrittore, fatto segno come è noto a illiberali attacchi per il suo comportamento di fronte alla condanna della Chiesa, accettando di parlare in un comizio studentesco che si tenne nel cortile della « Sapienza » di Roma. Disse allora, improvvisando, come pai attestò in una sua lettera al Giornale d'Italia, queste significative parole: « Libertà per tutti, civiltà in tutto; rispetto alla libertà di coscienza; e che, in paese libero com'è il nostro, dove la religione cattolica è professata e riconosciuta, non sia vietato ad alcuno di riconoscere come legittima l'autorità che la rappresenta». E a Guido Podrecca, che seguì e lo accusò di avere parlato a nome di << una parte», replicò fortemente: «« Non d'una parte, di tutti: qua dentro non conosco parti politiche » ( 4). Il comizio terminò con la violenza, e il Salvadori finì per essere espulso malamente dal cortile. Facendo il racconto di quell'avventura a un amico, (I) PIERONARDI, Antonio Fogazzaro, pag. 578. (2) Dalla minuta, autografa, senza data. (3) Biglietto datato: Vicenza, 23 aprile 1906. Dall'autografo. (4) Lettera del Salvadari al direttore del « Giornale d'Italia», pubblicata in questo gior• nale, 5 giugno 1906. Nello stesso giornale, 7 giugno, apparve anche la nobile lettera di Alessandro D'Ancona per il Fogazzaro, ricordatacon ammirazionedal SALVAOORI, Leuere, pag. 296.
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