Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

124 RASSEGNE a molti lavoratori il prolungarsi di insufficenti condizioni di vita, nei riguardi dell'alloggio. Lasciamo, a questo punto, il terna discusso - che verrà ripreso in seguito per passare ad altro argomento, che con quanto si è ora visto ha fondamentali nessi : quello d·una programmazione della ripresa edilizia. II. L. Piccinato fu uno dei primi a porre l'esigenza di una pianificazione urbanistica, che la mole e la distribuzione delle rovine renderebbero più che mai necessaria ( 1). Il piano dovrebbe, secondo tale autore, abbracciare tre fasi: una prima fase, a carattere tecnico-legislativo, rivolta allo studio documentato, alla precisazione dei problemi, alla susseguente formulazione di leggi necessarie ad inquadrare l'opera del tecnico e a dar vita agli organi esecutivi e di controllo; una seconda, che si svolge nella progettazione concreta dei piani; una terza, di attuazione, che include anche un'azione politica volta a sostenere ed eventualmente correggere l'esecuzione dei piani redatti. L'autore cita l'esempio dell'Inghilterra e della Francia, che costituirono, la prima nel '43 e la seconda nel '45, Ministeri per l'Urbanistica, con ampi e centralizzati poteri in materia di piani regolatori, cittadini, regionali e nazionali. Viceversa, per quanto riguarda l'Italia, lamenta la mancata unità d'indirizzo del passato, l'insufficienza della « legge urbanistica» del '42 (L. 17 agosto 1942, n. 1150), che pur costituiva un notevole passo avanti, e della legge Ruini per i piani di ricostruzione (D.L.L. 1° marzo 1945, n. 154), limitata al primo intervento ed a singole aree locali, senza una visione più vasta ( neppure regionale). t urgente, afferma, semplificare e unificare, per eliminare l'incertezza, il disordine e l'arbitrio: è indispensabile creare l'organismo-base del piano di ricostruzione, secondo una veduta razionale e completa. Molti sono i tecnici ( 2), che prendono analogamente posizione, confortando le loro tesi con ampie prove. Il problema viene visto, naturalmente, secondo una visione d'insieme, nella quale però quello delle abitazioni costituisce uno degli elementi di maggior peso. Meta principe del piano dovrebbe esser un minimo di alloggio, di sole e di verde per ogni famiglia, entro i limiti di una manovrabile densità demografica fondiaria e territoriale, da raggiungersi mediante lo sfollamento di centri sovrapopolati, la « zonizzazione », il decentramento di attività industriali, il miglioramento di centri rurali, la creazione di nuove unità cittadine organiche, e via dicendo. Non potendo soffermarci oltre su questo argomento, rimandiamo il lettore interessato al n. 14 di « Metron », che presenta il Piano Regionale Piemontese, primo parte della collettività dalla precedenza accordata a talune forme di investimento ritenute più urgenti? Ed allora: non si pone qui un problema di proporzionare gli oneri dell'opera ricostruttiva in guisa da evitare troppo stridenti sperequazioni tra le varie categore di cittadini? Non si pone cioè un problema di ripartire il costo della ricostruzione fra i vari gruppi sociali? ». (t) Jn « Ricerca scientific:i.e ricostruzione», ottobre-novembre 1945. ( 2) Si vedano, ad es., nelJe riviste e nei numeri sottoindicati, gli articoli a firma degli autori seguenti: a) «Tracciati»: n. 3-4, F. 8ANDELLI; n. 7, C. CHIODI. b) « Metron » : n. 4-5, E. PERESSUTrI; n. 12, il redazionale; n. 13; E. TEDESCHI; n. 16, C. CALCAPRINA. e) << La nuova città»: n. 3, G. DE ANGELIS o'QSSAT; n. 6-7, C. L R.AGGHIANTI (fa la storia dell'Ufficio di Urbanistica costituito nel '45 in seno al Sottosegr. alle Belle Arti, e morto in fasce unitamente al medesimo); .n. 11-12, P. :MARCONI(contiene il memoriale su un costituendo << Ente dell'Urbanistica », presentato al Governo dal Comitato per la ricostruzione edilizia del Consiglio nazionale delle ricerche).

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