Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

IL COMMERCIO ESTERO ITALIANO I2I internazionale, la quale sempre ha veduto negli scambi fra nazione e nazione nell'apertura dei mercati un comune montaggio, uno strumento di integrazione delle singole economie nazionali, un fattore di equilibrio dei mercati interni ed infine, anche alla luce delle discussioni sulle crisi o « fluttuazioni » economiche, una via per superare od attenuare le conseguenze delle crisi stesse. A maggior ragione questo impulso si palesa necessario in un piano di cooperazione economica, cioè in un tentativo di integrare economie che sembrano e sono in fase di riassestamento ed hanno bisogno estremo di valorizzare al massimo le proprie risorse e di approfittare nella più larga misura possibile delle risorse dei paesi stranieri. Naturalmente questo sforzo di integrazione sarà tanto più efficace quanto più sarà esteso, anche fuori dell'ambito dei paesi aderenti ali' E. R. P. Il problema non va posto tanto in termini di bilancia di pagamen"to - come è di moda fare oggi - quanto in termini di integrazione delle diverse economie nazionali (1). Per quanto riguarda l' Italia in particolare ed il suo reinserimento neiI'economia mondiale, dalle considerazioni esposte nella prima parte del presente studio, emerge la necessità di adottare alcune decisioni di carattere fondamentale e precisamente: - è necessario orientarsi verso esportazioni di qualità e non di massa; in tal senso sarà necessario dirigere la nostra produzione con un' accorta politica industriale; - è necessario attrezzarsi per forniture di beni strumentali, meglio accetti nei paesi che attraversano un processo di trasformazione industriale (esempio tipico quello della Jugoslavia e della Polonia); - è necessario prepararsi verso forme organizzate di penetrazione sui mercati esteri, europei ed extra-europei, Alla ondata di euforia che ha seguito il risultato delle consultazioni elettorali del 18 aprile, sembra necessario contrapparre un prudente pessimismo: i problemi fondamentali della nostra economia (e della nostra finanza) permangono tuttavia insoluti e sono gravissimi. Il chiarimento della situazione palitica costituisce solo una premessa necessaria per patere affrontare le questioni economiche con ordine e con metodo. Tuttavia le prove che ci attendono non sono da sottovalutarsi e solo un consapevole sforzo di auto-disciplina ed uno spirito intelligente di sacrificio potranno aiutarci a superarle se sapremo abbandonare tutti, governati e governanti, facili improvvisazioni demagogiche per dedicarci tenacemente all'opera di rico struzione e di ripresa, i cui risultati saranno decisivi per il futuro del nostro paese. GAETANO STAMMATI (1) Si ricordano le osservazioni del PAPI G. U., nelle sue Lezioni di economia polhica, Podova, Cedam, 1947, voi. II, pog. 228-19 (VII• ed. aggiornoto).

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