IL COMMERCIO ESTER\) ITALIANO IIJ ed i relativi ricavi in lire, impiegandoli nei settori fondamentali e « strategici », secondo un criterio di rigida convenienza economica ed un rigoroso ordine di priorità ( 1). Importa ancora preoccuparsi di « ridimensionare le imprese », ridurre i costi di produzione, migliorare il rapporto costi-eflicenza, senza far prevalere esagerate preoccupazioni di carattere sociale. E necessario, però, che si adotti una linea di politica economica adeguata alle finalità produttivistiche che si vogliono perseguire. Già altra volta chi scrive ha segnalato la irrazionalità e la incongruenza di certi interventi statali (2); prezzi politici, imponibili di mano d'opera, disciplina degli impianti, dovranno essere gradualmente, ma decisamente allentati ed abbandonati, tranne per pochissimi settori ove ciò risultasse assolutamente indispensabile. Contemporaneamente è necessario ricondurre l'ordine nel campo monetario, arrestando il ricorso all'emissione di carta moneta, risanando il bilancio statale, sia mediante una revisione oculata delle pubbliche spese (che debbono ispirarsi sempre da un principio di «economicità»), sia mediante una politica fiscale che rispecchi tutte le esigenze sopra indicate. Se il programma di ripresa europea si propone il conseguimento, entro un periodo di tempo previsto, di un equilibrio economico europeo, ed anzi mondiale e se sembra logico affermare che premessa di tale equilibrio internazionale è il conseguimento di uno stabile equilibrio sui singoli mercati interni, non v'è dubbio che si debba favorire una razionale espansione delle attività di pro_duzicine, secondo una linea di spontaneo sviluppo, allo scopo di favorire un processo naturale di tendenza del mercato ali' assestamento. 6. - Il ristabilimento dell'equilibrio sul mercato internazionale - una volta che si è riconosciuta la pratica impossibilità di ritornare al meccanis;no autoequilibratore di un tempo - viene affidato oggi alla concorde volontà di collaborazione dei diversi paesi. La necessità di ripristinare la normalità dei rapporti economici internazionali è stata valutata pienamente dalle potenze belligeranti e di ciò è prova il fatto che, ancor prima della fine della guerra, sono stati eseguiti studi e sono state avviate iniziative tendenti a riorganizzare il rnercato mondiale. Lo stesso pullulare di enti ed organismi a carattere internazionale dimostra la volontà di conseguire una normalizzazione di tali rapporti. Di (I) Sono, perlanlo, contrario alla tesi sostenuta da alcuno che i «fondi-lire» debbano essere impiegati per l'estinzione del debito pubblico e non condivido l'opinione secondo la quale i mezzi finanziari così resi liberi verrebbero ad alimentare il finanziamento di attività produttive. (2) Sia consentito ricordare ancora lo studio: Finalità modalità e limiti dtl/'intervento Jtatale, cit.
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