Quaderni di Roma - anno II - n. 1-2 - gen.-apr. 1948

IL COMMERCIO ESTERO ITALIANO III tali, il cui significato e la cui importanza debbono essere profondamente meditate ( 1): a) anzitutto la persistenza di un saldo passivo della nostra bilancia commerciale, cioè di un eccesso di importazioni sulle esportazioni; b) in secondo luogo il diverso carattere delle importazioni e delle esportazioni: rappresentate, le prime~ prevalentemen_te, da generi alimentari indispensabili al nutrimento della nostra popolaz1◊ne e da materie prime fondamentali per tener in vita le nostre attività produttive; costituite, le seconde, da prodotti finiti e da prodotti agricoli considerati, per la maggior parte, dai paesi destinatari non strettamente indispensabili. Per quanto riguarda il primo punto, è ben noto che il saldo passivo della nostra bilancia dei pagamenti veniva coperto con le così dette « esportazioni invisibili », in sostanza con il provento che ci derivava dalle rimesse degli emigrati e dalle spese dei turisti stranieri in Italia. Le rimesse degli emigrati sono praticamente venute a cessare con il venir meno delle notevoli correnti di emigrazione verso i paesi stranieri e difficilmente potranno riprendere la primitiva importanza. Lo sviluppo del turismo resta invece per noi (a parte l'interesse che esso presenta sotto l'aspetto politico e culturale) uno strumento di notevole importanza al fine di coprire il disavanzo della nostra bilancia commerciale. Per questo la più attenta cura va data alla nostra organizzazione turistica, con particolare riguardo alle regioni del Mezzogiorno d'Italia,. più arretrate, ma ricche di inesplorate possibilità e di particolari attrattive, sia per la bellezza dei luoghi sia per i suggestivi ricordi storici. Il secondo punto ci porta a considerare la stretta dipendenza dal- !' estero della nostra nazione per i propri rifornimenti' essenziali. Questa circostanza non costituisce in sé e per sé una causa di inferiorità economica, ma è aggravata, come si è visto, dal fatto che le nostre esportazioni non hanno, ·per i paesi cui sono dirette, uguale carattere di necessità: in questo senso è possibile dire che il nostro è un paese « economicamente debole ». Ora fino a quando esistono nel mondo condizioni generali di prosperità e fiorisce un commercio internazionale particolarmente attivo, riesce facile per la nostra economia inserirsi nell'economia mondiale, con evidente vantaggio nostro e dei paesi con i quali commerciamo, ma i primi segni di turbamento sul mercato internazionale si ripercuotono gravemente sulla nostra situazione, rivelandone la fragilità e la debolezza e compromettendone gravemente l'equilibrio. Alla luce di queste considerazioni acquistano un evidente significato le ( I) Si confronti al riguardo: E. VANONI, I problemi del commercio e1tero italia.110, relazione presentata al Convegno di politica degli scambi internazionali, tenutosi a Roma da~ 3 al 7 marzo 1948.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==