RO~IA E LA RIVOLUZIONE DELLA CROCE 473 sbirri di Roma s'abbatte su di lui, quando deve sottoscrivere col sangue l'impegno di tutta la vita, allora accetta con meravigliosa serenità le torture della prigionia, gli orrori del futuro supplizio. « Ho combattuto la buona battaglia - dice con semplicità - e ora la mia corsa è finita! >>. Ecco che cos'è un rivoluzionario della Croce! Un personale dunque cli tempra eccezionale; questa è stata la prima fortuna ciel Cristianesimo nel momento in cui stava per iniziare la lotta. Molte cause umane, però, hanno avuto soldati capaci di sacrificarsi per esse. Ciò non serve a nulla, anzi porta all'insuccesso se la causa non ha in sè una dottrina capace d'assicurare durevolmente le basi ciel mondo che si vuole creare. Un uomo l'ha eletto in termini precisi, un uomo al quale non si neghecà il merito d'aver saputo che cosa sia una vera rivoluzione: "Non c'è azione rivoluzionaria senza dottrina rivoluzionaria» (Lenin). La dottrina del Vangelo è la più rivoluzionaria che sia mai stata insegnata. Il grande grido cli Gesù: « Siate trasformati » era bastato, dal momento in cui era risuonato sulla terra, a romperla con i modi cli procedere della coscienza antica. La Welta11schauung, la concezione del mondo c dell'uomo apparivano radicalmente nuove e ciò bastava a mutare tutto. A questo punto è necessario intendere bene in che senso si può dire che il Cristianesimo sia una forza rivoluzionaria. Non è una dottrina sociale e politica, non è in nulla una « tecnica ciel colpo di Stato», ma soltanto, poichè applica alla società umana i più mirabili principi sovrannaturali, determina in questa una modificazione totale, provoca una rottura col passato che è morto. Così·, nel dominio della morale, là dove la società antica era afAitta eia terribili malattie che si chiamavano divorzio, prostituzione, ab:irto, infanzia abbandonata e contro le quali tutti i tentativi cli legislazione imperiale erano falliti, il Cristianesimo, solo facendo appello alla purezza interiore e proclamando la santità del vincolo coniugale, arriva a guarire queste piaghe. Non sono le leggi cli Augusto, è il principio del Vangelo che trasformerà la famiglia, cellula della società. Lo stesso accade nella morale sociale. La società antica soffriva confusamente della durezza della sua organizzazione in classi. La schiavitù, una necessità, imposta dalle esigenze della produzione economica in un tempo in cui le macchine non esistevano, era ammessa da tutti, ma le menti migliori sentivano in essa una piaga aperta nel fianco dell'organismo sociale. Lo -schiavo era «una. cosa», un animale che si Poteva trattare come si voleva e perfino uccidere. Il Cristianesimo, solo perchè addita in ogni uomo un fratello, un'immagine viva ciel Dio d'amore, rovescia le basi di questa iniquità. Ormai la schiavitù potrà sussistere in quanto istituzione:
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