RASSEGNE Infine, e sopratutto, non si è fatto parola della manutenzione degli stabili, che per diversi motivi, durante la guerra, è stata assai trascurata. Per dimostrare, in linea generale, l'importanza della manutenzione ordinaria e straordinaria, ci sembra opportuno aggiungere qualche rilievo in proposito. Sfruttando le risultanze di una indagine condotta nel settembre del '33 dall'Istituto Centrale di Statistica sulle condizioni di abitabilità delle case rurali italiane, l' Alberti, nel citato studio,arriva a calcolare !a percentuale approssimativa delle case esistenti nelle singole ripartizioni geografiche, che\ dovrebbero essere rifatte ex-novo, per sostituire case insalubri o in precarie condizioni di abitabilità. Nel complesso del paese, si tratterebbe di un 11 % circa delle case esistenti, con un massimo del 18 % nell'Italia Insulare. Applicando quel valore dell'11 % alle stanze indenni alla fine del '45, si ottiene che la sòla manutenzione di tali stanze esigerebbe lavori per un complesso di 3.251 migliaia di nuove stanze. E si pensi che la situazione degli stabili, nel dopoguerra, deve essere senza dubbio peggiorata rispetto all'anno dell'indagine richiamata. Tornando al dato di 1.921 migliaia di stanze da approntare, può interessare sapere che esso è pari a circa il decuplo delle stanze annualmente costruite, al netto delle demolizioni, in Italia, nell'immediato anteguerra. Al ritmo dell'attività edilizia prebellica, pertanto, occorrerebbero - prescindendo dalla manutenzione· - dieci anni per reintegrare le perdite; nei quali dieci anni, poi, le costruzioni effettive dovrebbero venir più che raddoppiate, essendo ogni anno indispensabili almeno 285 mila stanze per dare un tetto alle 400 nuove unità (che presumibilmente potranno costituire la media eccedenza annua dei nati sui morti) in condizioni pari a quelle di cui gode la popolazione rimanente. Tenendo conto delle demolizioni, si arriverebbe a un totale di circa 500 mila nuove stanze all'anno, pari a circa 750 mila nuovi vani. A questo punto vien di proposito dare uno sguardo sintetico a quanto g1a e stato fatto. I dati più recenti (8) parlano di 1.272 migliaia di vani riparati (di cui 1.143 migliaia a cura di privati), per una spesa di circa 52 miliardi di lire, e di 675.000 in corso di riparazione; questo, a tutto marzo '47. :È appena necessario far presente che la poco elevata spesa media per vano riparato è un indizio thiaro che i lavori sono stati svolti prevalentemente su immobili che avevano subìto solo danni lievi. In difetto di notizie più analitiche, non ci è consentito arguire il numero equivalente - nel senso sopra precisato - di nuove stanze costruite (9). • •• Quanto si è venuti dicendo sin qui dovrebbe aver servito a delineare la mole del problema edilizio. Ma vi sono div"ersi altri aspetti, che ne precisano la manifestazione obbiettiva e ne delimitano le soluzioni opinabili. Di alcuni di essi, fra i più importanti, converrà qui far parola. Ci soffermeremo sui seguenti: a) potenzialità produttiva delle imprese di costruzioni; b) disponibilità di mano d'opera; e) disponibilità di materiali; à) costo delle costruzioni; e) finanziamento delle costruzioni; f) provvedimenti governativi. (8) Cfr. « Il Globo,, del 21 maggio '47. V. anche (< Congiu1nura economica ,1, n. 10, 1046. (9) Da parte di taluno (cfr. la relazione presentata dal Prof. P. S,uuctso alla prima riunione del C.E.N.) è stata accolta l'ipotesi che dei vani rimessi in pristino il IO% provenga dai distrutti, il 30 % dai gravemente danneggiati, il 6o % dai lìevcmcntc danneggiati. In base all'jpo1esi ed osservazioni fatte in precedenza, e applicando tali percentuali. il calcolo ci indicherebbe che solo l'cquiva* lente di 321,1 migliaia di nuove stanze era stato ricostruito (pari a circa un sesto delle distruzioni).
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