Quaderni di Roma - anno I - n. 6 - novembre 1947

508 RASSEGNE c10e il 6 % della consistenza di stanze di fine '41. Le perdite furono maggiori per l'Italia Centrale ( 10 %), minime per la Meridiorule (3,6o %); le isole patirono distruzioni per il 6,4 %, il Settentrione per il 5,3 %- Usando i valori anteguerra di persone per stanza, otteniamo, con qualche arrotondamento, i dati seguenti sul numero di coloro, che, nelle singole ripartizioni e nel paese, dovrebbero essere rimasti senza tetto. Italia Settentrionale » Cenirale » Meridionale » Insulare Repubblica 1.200.000 850.000 400.000 350.000 2.800.000 Saremmo abbastanza lontani dai 3,46 milioni di senza-tetto, calcolati dall'Istituto Centrale di Statistica. Vogliamo ora tentare un calcolo di quello che sarebbe stato, alla fine del '45, il fabbisogno di costruzioni. Dobbiamo, a questo propo~ito, premettere alcuni punti. Si può pensare, innanzi tutto, che anche alla fine del '45 circa un milione di italiani abitasse in edifici adibiti a convivenze. Resterebbero dunque ~5,5 milioni di ) italiani a occupare le abitazioni civili disponibili. t;. ragionevole anche ritenere che al fabbisogno di stanze si provvedesse, in primo luogo, riparando quelle danneggiate. Ora, per collocare, al dicembre ·45, 45,5 milioni di italiani in abitazioni con densità demografica di 1,37 persone per stanza, sarebbero occorse 32.847.000 stanze. Il deficit tra fabbisogno e stanze indenni risultava di 3.292 migliaia di stanze. L'Alberti, nello studio già citato, adotta la supposizione che la spesa necessaria per la messa in efficienza di due vani gravemente danneggiar~ e di cinque vani colpiti solo da danni lievi equivalga alla spesa occorrente per la ricostruzione di un vano distrutto. Per ricostituire il patrimonio menomato dalle vicende belliche, si dovrebbe affrontare, perciò, una spesa· corrispondente a quella di 2.785 migliaia di nuovi vani, cioè di 1.921 migliaia di nuove stanze. Eseguendo i lavori necessari alla costruzione di 1.921 migliaia di stanze, si verrebbe quindi a rendere abitabili le 4.027 migliaia di stanze sinistrate, le quali, somniate alle indenni, porterebbero a 33.582.000 la consistenza di stanze disponibili, con una eccedenza di 735 mila stanze rispetto al fabbisogno. Si noti che, con questo, non si intende ristabilita la situazione al '31. Nell'aprile '31 vi era inoltre un 6 o/~ (quasi 2 milioni) di ~tanze non occupate, che verrebbe, nel calcolo da noi fatto, a mancare, poichè tutte le stanze disponibili dovrebbero- risultare occupate. Si osservi però che non è stato fatto cenno delle costruzioni effettuate, sia pure in misura assai ridotta, durante la guerra. Secondo l'Alberti, le nuove costruzioni del periodo bellico potrebbero aver raggiunto un massimo di 230 mila stanze. Questo ulteriore contingente di stanze disponibili potrebbe servire, alla fine del '45, a darci un minimo di stanze non occupate (neanche l' 1 % delle esistenti); minimo insopprimibile, sia pure per i restauri, sia per evitare che un cambiamento di abitazione 'venga ridotto a un baratto di dubbia riuscita (7). (i) In Germania, nel '39, appa.riva necessJria ~1ualc <( Urnwgsvorr~1t )1 una percentuale dcll'1•2 per cento della consistenza degli appart:unenti (cfr. << Viertcljahrcshdtc zur Statistik dcs Dcutschcn Rcichs •:i 1942, lii. Hdt. p. 6).

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