Quaderni di Roma - anno I - n. 6 - novembre 1947

DANIEL ROPS vissimo agli occhi della storia, la dottrina seminata sulle colline palestinesi da un povero falegname, aveva invaso i tre milioni di chilometri quadrati dell'Impero. Il vinto aveva vinto; un pro digioso capovolgimento s'era operato e le conseguenze ne sarebbero state inesauribili. Questa è la grandiosa avventura delle origini del Cristianesimo, di cui i cristiani di oggi non hanno quasi più coscienza. Essi non pensano più che questa Chiesa consolidata, organizzat a, inserita nelle tradizioni 11}illenarie dell'Europa, è stata un tempo una minoranza d'uomini lanciati alla conquista d'un mondo, che ha affrontato e vinto una delle maggiori battaglie della storia. Essi hanno dimenticato che il Cristianesimo dei benpensanti è stato in origine una forza rivoluz ionaria che ha sconvolto da cima a fondo l'immutabile ordine antico. Forza rivoluzionaria: è questa infatti la parola esatta, quella di cui non dobbiamo avere paura. Il Cristianes imo è entrato nella storia come una rivoluzion.e. Certo, a ben comprendere tale asserzion e, sarà necessario liberare la } parola da tutti gli orpelli della violenza , dal frastuono più o meno romantico con cui l'accompagna la fabbrica d 'immagini del « Grand soir ». E sarà certo anche necessario precisare sub ito quale sia stato il significato e quali i mezzi di questa rivoluzione. Se ci atteniamo però all'accezione esatta, etimologica e logica della parola , vediamo che la conclusione si impone: la vittoria del Cristianesimo è stata la più innegabile delle rivoluzioni. In che cosa consiste una rivoluzione, lib erata dai suoi orpelli romanzeschi? Da che cosa riconosciamo il suc cesso d'una rivoluzione? Da due fatti. Alcuni uomini nuovi si collocano alle leve di comando e prendono in mano la responsabilità della società. La concezione del mondo cambia; i grandi problemi eterni sulla vita e su ll'uomo ricevono nuove risposte. Riprendiamo ora le due date di poco fa e ne coglieremo il contrasto nella sua vera portata, nella sua portata rivoluz ionaria. Nell'anno 30, quel pugno di fedeli raccolti da Gesù non è più, al momento della sua morte, che un miserabile gruppo di fuggiaschi, e la sua dottrina è conosciuta al massimo da poche migliaia di contadini di Galilea . Nell'anno 380, i •ristiani sono dappertu tto, dirigono le amministrazioni, costituiscono l'armatura dell'Impe ro e il Vangelo è diventato la legge dello Stato. Un così prodigioso capovolgimento apre alla mente umana un campo di meditazioni tanto più ricco quanto è meno utilizzato. In un tempo come il nostro, così vicino pei suoi princ ipi a quello in cui Roma crollò, in cui la civiltà mutò di basi, c'è mo lto da imparare sui mezzi e le condizioni in cui si realizzò nella stori a ciò che a buon diritto si può chiarIJ.ilre « la Rivoluzione della Croce».

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