Quaderni di Roma - anno I - n. 6 - novembre 1947

LA DOTTRINA LINGUISTICA DI DANTF. 499 aspirazione ad un ideale di purezza e di eleganza: « qua re cum sit quaedam certa vox Romani generis urbisque propria, in qua nihil offendi, ni hil displicere, nihil animadverti possit, nihil sonare aut olere peregrinum, hanc sequamur neque solum rusticam asperitatem sed etiam peregrina m insolentiam fugere discamus » (De aratore, III, 44). Il « politum genus dicendi », oggetto degli ammonimenti ciceroniani, è l'aspirazione a una forma di purismo fondato essenziamente sul gu sto di ciò che nel patrimonio linguistico sia più proprio e più elevato (« non arte aliqua perpenditur, sed quodam quasi naturali sensu iudicantur », ib., III, 151). L'italianità linguistica non era ai tempi di Dante già così concretata come lo erano l' ÉÀÌ,~vtoµ6ç ai tempi di Aristotele e la latinitas ai tempi di Varrone e di Cicerone. Ma il processo di definizione era incomincia to con la lingua della scuola poetica siciliana e si era affermato attrave rso l'opera dei toscani e dei bolognesi. Una tradizione di lingua colta era venuta a delinearsi, avendo a matrice ideale, innegabile e spesso mis conosciuta, la lingua latina. L'opera in volgare dei doctores, se portava nella lingua poetica i riflessi della lingua dei modelli che seguiva, ancor più fortemente doveva seguire l'influsso di quella mentalità, di quel gu stò linguistico, che la viva e costante presenza del latino nella loro coscien za doveva pur promuovere. Ora Dante non potè certo prevedere la prevalenza integrale del toscano nella determinazione della lingua nazionale italiana, che si ebbe anche , e soprattutto, per merito suo; tuttavia, bene individuò i fattori, che con tribuiscono in genere alla formazione di una lingua comune e che, in pa rticola,e, hanno contribuito alla formazione della lingua italiana. La lingua comune ha sempre la sua culla in un ambiente di maggiore prestigio. Dante ha messo innanzi i maggiori fattori che qualificano in una comunità un prevalere linguistico, richiamandosi al magistero d ell'arte, all'opera dei doctores, e all'azione unificatrice del potere politico ed amministrativo, la corte e la curia. Ma ha soprattutto il merito di av ere messo in rilievo come a questi fattori sia comune una tendenza al raffin amento e all'elevamento dell'espressione linguistica, in funzione di un ideale, per dir così, aristocratico. Il contributo dell'arte nella formazione di una lingua comune è palese proprio nell'affermazione del toscano come lingua nazionale; quello del potere politico e del prestigio complessivo della civiltà è palese nell'aff ermazione del latino; fattore aulico e fattore religioso si associano a det erminare la vittoria del neo-altotedesco come lingua comune della German ia, fattori culturali e fattori di ordine largamente politico si associano ne lla determinazione dell'attico come lingua comune della grecità, e del diale tto dell'Jle de France come francese comµne.

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