492 .\NTONINO PAGLIARO intenti alla costruzione della torre, per' la necessità del loro lavoro, crearono tante lingue speciali in conformità alle singole attività comuni. I, vii, 7: ,, Sofo etenim in uno convenienti bus actu eadem loquela remansit: pnta cunctis architectoribus una, cunctis saxa voluentibus una, cunctis ea parantibus una, et sic de singulis operantibus accidit. Quot quot autem exercitii varietates tendebant ad opus, tot tot ydiomatibus tunc genus humanum disiungitur »: « solo quelli, infatti, che si accomunavano in una data operazione vennero ad avere una lingua medesima: una, per esempio, tutti gli architetti, una quanti rotolavano i sassi, una quanti li preparavano e così avvenne di tutti gli operai. E quante erano le forme di attività impegnate nella costruzione, in tanti idiomi allora si divide il genere ·umano». In tale dottrina, che è estranea alla Bibbia, Dante esprime il suo punto di vista <.:ircala formazione di comunità linguistiche distinte; ed individua nel bisogno di comunicazione, inerente al comune lavoro, la creazione di singole lingue speciali. Egli ha colto uno di quegli aspetti della vita relazionale, 'che pi1'1concorrono alla definizione di un ambiente linguistico; non ha osato staccarsi dalla tradizione biblica, ma in essa ha inserito una nota assolutamente nuova, che richiama alla mente una moderna e famosa teoria, la cosiddetta teoria « sinergastica » dell'origine delle lingue (>J. Per Dante l'origine prima del linguaggio è divina in quanto la « forma>> di esso fu concreata da Dio insieme con l'anima umana, I, vi, 4: « dicimus certam formam locutionis a Deo cum anima prima concreatam fuisse >>.Per «forma>> si deve intendere la costituzione del vocabolo nel suo rapporto necessario fra il suono e il significato, e la maniera di organizzare i vocaboli nella frase, sia come connessione logica, sia come mezzo, diremmo oggi morfologico, di esprimere talç connessione: « dico autem formam et quantum ad rerum vocabula et quantum ad vocabulorum constructionem et quantum ad constructionis prolationem >>.Ritroveremo questa nozione della « forma >>n_ellespeculazi~ni metafisiche sul linguaggio del primo romanticismo (la « forma incondizionata >>della lingua secondo Bernhardi) e anche in Humboldt (la « forma interiore»). È la facoltà propria dell'uomo di legare un significato a un complesso fonico, rendendolo perciò «simbolo», e di connettere i vari simboli in maniera da esprimere un significato determinato. Dante intende palesemente per « vocabulorum ( 2 ) 'f::. la teoria dd Noiré, Der Ursprrmg der Sprache, 1877, che trovò ai suoi tempi non poco consenso, specie per l'adesione ad essa di Max Mlilkr. lingui5t;i allor:i assai autorevole. Secondo essa la lingua ha origine dall':lltività collettiva: << Sorta come reazione non :ubitraria ad uno stimolo, ess.1 viene fotta propria dagli altri compagni (Genosse) riuniti per la stessa attività». Si traua di un ~ fattJ che nella sua origine è da porre sullo stesso piano di altri fatti che, secondo il Noiré, sono di origine sociale, come il ridere e il plangere; il primo sorto dal sentimento comune della gioia, il secondo dal scmimento comune del · dolore; l'uno e l'altro 1nanifestazioni comprensibili da tutti e perciò sociali. Nella lingua è fattore dctcrmin::rnte il b\'oro come :1ttivit.àdiretta a uno scopo comune.
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