ROMA E LA RIVOLUZlONE DELLA CROCE la Chiesa è ormai la più forte. Gl'imperatori stessi, siano essi cnstiani o pagani o eretici, non possono più tentare di sottometterla ai loro voleri. Un mirabile fatto che si verificò aUa fine del IV secolo, ci fa sentire magnificamente dove risiedesse ormai la vera autorità e a chi spettasse l'avvenire. Era allora imperatore Teodosio e non era certo un uomo mediocre. Questo spagnolo ardente e coraggioso aveva tentato - di opporre una tenace resistenza aUe forze di dLSgregazione sempre più minacciose. Cristiano convinto, egli aveva firmato il famoso editto già da noi ricordato e aveva fatto del Cristianesimo la religione ufficiale dei suoi stati. Nel 380, Teodosio commise un abbominevole delitto, cosa che del resto non era rara nelle abitudini di quel tempo violento. Essendo stato compiuto a Tessalonica l'assassinio di un funzionario, l'imperatore aveva ordinato di massacrare il poPolo raccolto nell'anfiteatro e ne era seguita una spaventosa carneficina. Fu allora che di fronte all'onnipotente desposta, si levò un. uomo, Ambrogio, vescovo di Milano. Grande funzionario romano entrato nella Chiesa, di nobile famiglia, d'intelletto superiore, formato alle più alte tradizioni della cultura, era soprattutto un animo intrepido, l'erede diretto dei grandi vescovi dei secoli precedenti, gli Ignazi, i Policarpi, i Cipriani che fino alla morte avevano tenuto testa alla forza; il perfetto rappresentante di quella nuova aristocrazia cristiana chiamata a salvare il mondo. Ambrogio non aveva armi, non aveva potenza: nient'altro che la parola di Dio. Intrepido, scrisse a Teodosio per suscitare in lui l'orrore del delitto e lo scomunicò. Per parecchi mesi, istigato da giuristi cortigiani, l'imperatore tentò di resistere. Ma tutte le chiese si chiudevano davanti a lui, e i funzionari cristiani si domandavano se dovessero ancora obbedienza allo scomunicato. Teodosio capì che non poteva governare contro l'opPosizione della Chiesa e si sottomise. Nella notte di Natale del 380 si potè vedere sulla piazza di Milano il padrone del mondo che, deposti i sontuosi abiti imperiali e vestiti quelli della penitenza, supplicava sant' Ambrogio di riaprirgli la porta della Chiesa. In quel momento « la Rivoluzione della Croce » trionfava. Era data la prova alla storia che una dottrina puramente spirituale, basata sulla dedizione e l'amore, era più potente delle potenze terrene. Il mondo riceveva l'assicurazione che, di fronte alla barbarie pronta a scatenarsi sull'occidente, esisteva un'attività capace di tenerle testa e rivendicare i diritti eterni della persona umana, minacciata di continuo dalla forza e dalla iniquità. In quel momento anche l'audacia creatrice dei primi apostoli, lo spirito di sacrificio dei martiri, lo sforzo dei Padri della Chiesa ri,eveva la sua ricompensa: grazie ad essi, la più incredibile delle rivoluzioni diventava un fatto storico.
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