Quaderni di Roma - anno I - n. 5 - settembre 1947

I 3 NOTE DI CRONAC.\ Perciò noi ass1st1amo, in questi mesi, al ritorno degli inglesi verso un sistema economico chiuso di cui dovrebbero far parte, oltre alla Madre Patria, i Dominions del Commonwealth. E bisogna riconoscere che questa esigenza britannica trova un po' dappertutto nelle Nazioni sorte dall'espansione coloniale inglese una rispondenza inattesa. Si poteva infatti credere che alcuni dei Dominions più lontani, come per esempio l'Australia o il Canadà, fossero gradualmente attratti nell'orbita dell'espansione, prima economica e poi politica, degli Stati Uniti; invece nè l'Australia, nè il tanadà sono sordi alla voce della vecchia llritannia e la decisione di sospendere la convertibilità della sterlina non ha sollevato obiezioni. f. per risorgere il sistema eco. nomico conosciuto nell'anteguerra rol nome di Ottawa ? Per dirlo è forse presto; ma comunque è chiaro che il mondo britannico è teso in uno sforzo autarchico il quale, nei prossimi mesi almeno, è destinato ad accentuarsi. In tali circostanze, con la nettissima tendenza ad un isolamento che danneggia assai più del bisogno anche l'Italia, la quale esporta in Inghilterra frutra fresche e primizie e deve comprare in America grano e carbone senza poter più disporre delb valuta inglese sul mercato di New York, il governo di Londra non può interessarsi profondamente del piano di cooperazione europea che costituisce la premessa per l'attuazione del piano Marshall. Le conseguenze economiche e politiche di questo fenomeno sono chiare: i paesi continentali dell'occidente europeo s'indeboliscono sempre più e vedono pregiudicata la loro capacità di resistenza alle pressioni ddle due massime potenze mondiali, perchè il mondo britannico tende ad isolarsi dalla « mclée » ed a vivere di vita propria . . . " Questo non significa che l'Inghilterra, per ora almeno, si disinteressi dell'Europa continentale. Un minimo di solidarietà anglo-sassone sul terreno economico e politico quanto ai problemi europei rimane, perchè, se può essere vero che i confini degli Stati Uniti siano al Reno o anche più in là, il bisogno di questo limite è più sentito ancora dall'Inghilterra, memore delle esperienze durate tra il 1940 e il 1943 In altre parole il problema tedesco interessa il governo di Londra non meno del governo di Washington ed entrambe le capitali fanno uno sforzo concorde per impedire l'espansione economica, sociale e politica dell'Unione dei Sovieti verso l'Occidente e si sforzano, in questa azione, di trarre dalla loro anche la Francia. A novembre, nella conferen7,a dei ministri degli esteri delle quattro maggiori potenze, si potrà fare il punto sulla questione. Fin da ora però tutti si rendono conto che non è il casi d'illudersi e gli anglo-sassoni tentano di organizzare l'economia della Germania soggetta al controllo !oro e della Francia, per vincolarla al sistema eco. nomico occidentale. Ma neppure in questo mancano i contrasti fra il conservatorismo economico di Washington e il riformismo di Londra. Per comprendere il significato reale del problema tedesco bisogna ricordare l'esperienza dell'ultimo decennio. L'economia germanica, organizzata da Hitler e più tardi integrata dalle risorse di gran parte dell'Europa, potè per molto tempo fare a meno del commercio oceanico; la disfatta del nazionalsocialismo fu esclusivamente militare. Se una grande potenza, ricca di risorse in gran parte non ance>ra sfruttate, come la Russia, riesce a monopolizzare l'economia ted~sca, tutte le esperienze economiche, sociali e politiche diventano possibili e in primo luogo può diventare un fatto reale i'csclusionc di ogni influenza anglo-sassone dal vecchio continente.

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