Quaderni di Roma - anno I - n. 5 - settembre 1947

NOTE DI CRONACA Chiesa cattolica con tali accenti di cortesia e con tale sforzo di unità di intenti e di ispirazione religiosa. Forse di qui - sia detto ·di passaggio - si iniziano p0ssibilità di lavoro per l'unità della Chiesa di riflessi ben più vasti che non gli sforzi di singoli uomini di buona volontà sul tipo delle conversazioni di Malines; anche se, per esempio, la fede di cui parla Truman nel Messaggio sia tutt'altra cosa che la virtù teologale della fede affermata dalla teologia cattolica. Ma è a deplorare che (quali si fossero le intenzioni di Truman) tali dichiarazioni ~ siano state interpretate dai forgiatori dell'opinione pubblica unicamente come strumento di affermazione dell'imperialismo americano, in contrapposizione con quello sovietico, che parte da premesse ideologiche opposte a queste. Ciò in cui può avere ragione l'on. Togliatti nel suo discorso del 14 settembre a Firenze (a parte l'atteggiamento irriverente verso il Capo della Chiesa cattolica) è che non basta proclamare questi ideali per aver ragione: è che l'edonismo e l'incredulità crescenti nel mondo nordamericano (il mondo del ccdollaro», ha detto Togliatti) sono altrettanto lontani da Cristo che il materialismo marxista. Ciò che invece nè Togliatti nè gli altri han voluto vedere è il colpo d'ala con cui il Santo Padre nella risposta al Messaggio si leva al disopra della contingenza delle vicende umane per asserire la radicale dipendenza della creatura razionale dal Creatore, donde scaturiscono i suoi essenziali doveri verso Dio e verso la società, sicchè tolta la dipendenza da Dio vacillano anche le basi della fraternità e della convivenza umana. Alla luce di questi principi egli non può non deplorare la oppressione religiosa per la quale « i pastori della Chiesa sono mandati in esilio o gettati in prigione o muoiono sotto la tortura». L'allusione a quanto avviene al di là dell'Isonzo e della cclinea Stettino-Trieste » è trasp~.rente (ed in questa cronaca sarebbe facile documentare, e non solo per la Jugoslavia o rAlbania); ma altrettanto trasparente è l'indirizzo immediato quando Pio XII parla ad esempio di ccingiustizie razziali», delle quali per l'appunto si presenta l'occasione di dire, fra breve, in questa stessa cronaca. È proprio la dimenticanza dell'imperativo assoluto dei valori religiosi e morali, deplorata da Pio XII, che impedisce la restaurazione della pace e quel complesso di ripresa civile che va sotto il nome, divenuto quasi banale, di ,, ricostruzione». Quando, ad esempio, un giornalista italiano, sotto il vistoso titolo: ccFinalmente un nudo al Festival veneziano I» racconta come qualmente ccuna candida figura di ragazza apparve completamente nuda sullo schermo ed il pubblico non si scandalizzò» (Avanti! del 27 agosto; ad onor del vero il 'film non era italiano, ma ci veniva dall'amoralismo nordico); quando poi leggiamo, contemporaneamente, su una rivista spagnuola (Ecclesia, 9 agosto 1947, p. 159), che la censura governativa messicana ha proibito una produzione del Clara Film su s. Filippo di Gesù, per i motivi che « l'opera è ispirata alla vita di un mistico, il che può influenzare il popolo e spingerlo alla sua imitazione; che il titolo viola la Costituzione (!); che nella pellicola vi sono scene di miracoli e fatti soprannaturali che sono in opposizione con il criterio realistico delle autorità governative» (proprio il Messico, che a Venezia ci ha dato sopratutto scene di lussuria e sangue, senza il minimo soffio di arte !), ci si domanda se questa sia la via per la quale le democrazie moderne intendono mettersi a servizio dell'uomo. In quest'ordine di considerazioni, per contrasto, ci viene in mente la adunata a Roma, il 6'7 settembre, di circa 80,000 uomini cattolici di Italia (sopratutto la Messa notturna alle Terme di Caracalla ed il corteo e l'adunata in Piazza S. Pietro) in quanto testimonianza di forze spirituali vive, di cui non possono non tener conto le nostre correnti antireligiose.

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