RASSEGNE 445 trionali e il blocco industriale-agrario, che, serrando il &onte conservatore con le masse operaie del nord a difesa di un regime di accentramento statale, di •'-!menti salariali, di piccole conquiste sindacali, mentre completava la politica di piemontesiz,_:izione dello Stato, era volto preliminarmente e fondamentalmente a schiacciare il Mezzogiorno. Conseguenza di ciò fu che mentre l'Italia settentrionale progrediva, il Mezzogiorno si rilevava assai penosamente e lentamente dalle di'ficili condizioni nelle quali lo avevano posto l'antico destino ad esso segnato dalla natura e, più, dallo sgoverno di secolari regimi e di uomini e contingenze presenti. Nella vita in comune che una minoranza, aveva voluto e realizzato fra il 1860 e il '70, il dissidio fra le opposte parti d'Italia, anzichè attenuarsi, si accentuò. In quel primo mezzo secolo di vita dello Stato italiano, il Mezzogiorno, flagellato sempre dalla malaria, conobbe anche la passività di un debito ipotecario enorme, fu angustiato dalle espropriazioni forzose per insolvenza dei tributi, conobbe l'emigrazione in massa dei suoi abitanti cacciati dall'indebitamento,' dalla fame e dalla mi· seria. Si rilevò poi, assai più tardi, per forza propria con le rimesse inviate cli oltre oceano alla cara patria lontana; la fatica, il sudore, il sangue dei contadini meri- .dionali concorsero validamente a pareggiare il bilancio economico della nazione in-- tera, a salvare la stessa borghesia meridionale, le cui terre crebbero di valore, perchè ricercate dagli e, americani >>, tornati in patria e rimessisi al lavoro con rinnovate forze e con nuove esperienze. 11 Mezzogiorno ha proceduto animosamente, innovando e trasformando, lavorando con dura e tenace lena, con mezzi più adeguati e più larghe possibilità. Ha riveduto gran parte della rugginosa macchina agraria, ha impiantato industrie agrarie e qualche manifattura con coraggio e con decisione, pur tra difficoltà inaudite di vario genere. Ma tuttora permangono vaste zone di ombra. Troppo grandi sono ·tuttora le disparità fra nord e sud nella costituzione sociale, nella vita pubblica e privata, nella economia; grande sproporzione nel campo dell'attività umana, nell'intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere dcli; produzione, nelle consuetudini, nelle tradizioni, nel mondo intellettuale e morale. Troppo rimane delle coriseguenze di un sistema di governo, del quale il Mezzogiorno, consapevolmente o inconsapevlmente, è rimasto vittima; troppa malaria affligge e logora tuttora le energie della popolazione meridionale; troppe terre ancora da redimere dall'economia latifondista, troppe imperfezioni neila costituzione sociale; troppo sottile e incoerente, e perciò troppo debole e senza coscienza di classe, la borghesia meridionale, altrove operos1 ed attiva, cemento fra altri ceti sociali; troppo ancora fiacca, saltuaria e assente l'azione dello Stato; troppi problemi ancora da affrontare, coscienze da ricostruire, pcrchè si possa porre, fra le anticaglie del passato, questa tuttora viva ed angosciosa questione meridionale. L'affronteranno davvero i tempi nuovi ? Per il bene d'Italia, fervidamente lo auguriamo. RAFFAELE C!ASCA
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