GIORGIO PETROCCHI Dopo il Leopardi, è l'unico grande• diario poetico dell'Ottocento. L'unica confessione di vita che s'apra su pagine di tanto vigore umano. E veramente un cammino morale, detto e reso con una franchezza di modi che non sarà possibile rinvenire in altro momento della lirica ottocentesca. } Non della: carne, i vincoli del memore desio fanno la morte orribile. Pavento innanzi a Dio recar l'incarco ond'ansimo, da me medesmo oppresso: Non la morte, o Signor, temo me stesso. Oltretutto è una qualità di cattolicesimo, oscillante tra la colpa e il castigo, tra la « bellezza » e la fede, tra la carne e l'anima, che (per quanto ricca di tradizioni poetiche) trova la sua immagine più autentica e complessa nei tormenti del Tommaseo. E naturalmente anche nei tormenti di scrittore in cerca del suo tono e della sua parola. GIORGIO PETROCCHI
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