Quaderni di Roma - anno I - n. 5 - settembre 1947

GIORGIO PETROCCHI tiva conseguenza di quei violenti squilibri· psicologici e di quei contrasti morali che non possono essere contenuti in composizioni euritmiche, trovando invece il loro crudo terreno di scontro in disegni ed invocazioni rapidamente estrinsecati, e quindi passibili di una inevitabile irregolarità ~trutturale. ~ Ciò si verifica, sebbene in minore misura, anche nelle poesie di ispirazione sociale e patriottica; peggio ancora in quelle esaltazioni cosmologiche della -scienza che non approdano a nulla e rendono sordo perfino il prestigioso vocabolario musicale del nostro poeta. Egli ritroverà il suo tono in certa minuziosa contemplazione dell'umile vita vegetale di una pianta o di un fiore, e in quel paragonarla tristemente a se stesso. Se si riduce ai poveri, al derelitto della pietà cristiana (gli uomini o· le cose, non importa), ritrova con maggiore intimità di partecipazione sentimentale-sociale quella poesia degli umili che il Manzoni aveva introdotto nell'aura romantica con ben altro pathos. Ma qui il Tommaseo ha da dire la sua senza tema di confronti: quegli umili che erano anzitutto se stesso: A me solinga e povera vita di spregi, e gl'impeti di non compianto duo]; e dagli altrui dolori rimorso, e senza fiori tomba in estranio suol. Ma erano poi le povere creature della sua vita corrotta e miseranda, i dimenticati, i_ diseredati, le anime senza luce di Dio (« Oh poveretta, - e tu non pre.ghi a Dio?»), gli esausti corpi dissolti dal peccato, fanciulle giovani e già tristi di esperienza, i vecchi piegati dalla vita. Un mondo, un ambiente sociale che nessuno (se non dall'alto di una commozione discosta, sovente letteraria) aveva penetrato, prima del Tommaseo, di questa su'à pietà iraconda, fosca, ma vicina col cuore e con la sua giornata. A conti fatti l'ambiente sociale emerge anche in alcune composizioni poetico-narrative, specie in Una serva (senz'altro il miglior racconto poetico dell'Ottocento, ricco di sapore storico, di strappi di passione religiosa, di fine introspezione psicologica, di un certo cupo senso di Ìnevitabile colpa davanti alla donna, di un rimorso che il protagonista come il poeta avvertono superiore alla realtà dei fatti, ma dinnanzi al quale non possono resistere ad ingigantirlo, certo per gentilezza di coscienza). Ma oseremo dire che la passioRe sociale sfocia con più densità poetica in certi rapidi ritratti di persone e di ambienti, colti dal vero, come Felicità, e maggiormente (cioi con più largo spuito di comprensione cristiana) in annotazioni marginali alla propria confessione o all'opera di apolo-

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