Quaderni di Roma - anno I - n. 5 - settembre 1947

FEDE E POESIA NEL TOMMASEO sparse. Ci si affranca dalle colpe Ìnercè la carità reciproca, mercè un bagno nel dolore comune che avvicina le creature alla pietà divina. ,. E ancor sei bella. Ancor nel tuo segreto siede il dolor ch'è di virtù consorte: e d'altre gioie i memori desin, e l'angel del rimorso e dell'amore parlan là entro. Oh ! le presenti noie dimmi, e i deliri apdati: ad uno ad uno contami i passi della lunga via, lunga sì che Dio solo è che l'abbracci in un concetto. Più che l'ultim'astro, che !'alte solitudini consola, corre lontan dalla terrena valle, lontano il tuo pensiero è da se stesso. Pur dinne alcuna parte. Il cuore arcano aprimi, e al tocco della man pietosa risponcleran le viscere profonde d'amarissima colpa inebriate. Momenti di grande purezza poetica. Invece il Tommaseo, non elevato nelle glorificazioni innografiche del cristianesimo, non riesce poeta nel distaccarsi dalla sua natura terrestre. Fa dell'apologia, descrive e orna memorie sacre. Poesie come Al Re.dentore, Il Corpo di Cristo, o I Santi, per quanto ricche di lievito espressivo e di sincerità morale, stentano a trovare quel linguaggio potente e profondo che è del Tommaseo alle sue migliori prove poetiche. Chè la sua fede è fatta di cose concrete (la vita degli uomini, i dolori, il peccato, l'espiazione, la morte), al di là di astratti ragioname·nti, e anche oltre quella meravigliosa coincidenza tra la realtà attuale e il racconto evangelico che è del Manzoni. Quanto è più alta la poesia degli Inni Sacri nel distaccarsi, nel farsi marmo di un tempio solenne, altrettanto è arido e stanco il ragionamento e il racconto del Tomma-. seo. Farà eccezione, fuori della lirica tommaseiana, la versione evangelica. La sua vera nota poetica, eia grande poeta, è nel sentimento religioso turbato dalla vita. In quei duri trapassi dal corpo all'anima, dall'abbandono alla fede, dall'incoscienza ai terrori il Dalmata segna veramente (ancor più che nei motivi del suo panteismo decadente) un punto nuovo nella nostra poesia ottocentesca, una lezione umana e letteraria che il Carducci non poteva accettare, e che passò come retaggio ai minori decadenti di fine secolo, al Camerana, al Bettini, all'Aganoor, e a certi narratori psicologisti, massime al Fogazzaro. Il valore della testimonianza religiosa del Tommaseo poeta è altissimo. Ha voglia a negarlo il Duro, partendo da fallaci premesse storici-

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