420 GIORGIO PETROCCHI che chiariscono indubbi legami tra il Tomi:naseo e la poesia che lo precedette. A questa luce il raffronto ormai classico tra Tommaseo e Carducci perde molto della sua importanza, riducendosi soltanto ad un esterno magisterio di forma letteraria, senza nulla dell'intimità morale, del gusto sentimentale, della raffinatezza visiva che furono del Tommaseo e che il~Carducci non ebbe, o acquistò da altre parti. La natura del Tommaseo. Nulla più insegnano Alfieri e Manzoni, tanto il paesaggio tommaseiano, minuzioso nei riverberi e nei colori, riscaldato dalla presenza del! 'uomo nei suoi istanti di voluttuoso peccato, sofferto in ogni momento come un mistero indecifrabile, colmo della· vicinanza di un Dio « dolce " e « tremendo", appare remoto dalle immagini romantiche. Persino in quella poesia più dolorante sotto il peso della natura (si pensa, prima d'ogni altro riferimento, alla Ginestra e ai canti che la precedettero), il dominio della natura appariva come distaccato dall'essere umano: un padrone crudele, ma esterno all'uomo. Ma nel panteismo tommaseiano l'esistenza delle cose è dentro i sensi dei poeta, vigilante nel ferire e calmare l'uomo, ma non attraverso una visione che si dispieghi pacata dinnanzi agli occhi, quanto vissuta nei torbidi stimoli della sensibilità. Fuori di una precisa accezione razionale, parleremmo del panteismo del Tommaseo come qualcosa di diverso dal significato classico, quale invece esistenza e vita di una natura individuale (sensi e cuore) indissolubile dalla natura oggettiva. I paesaggi sono carichi di sensibilità personale (quella inquieta dell'artista, e in più l'informe travaglio delle cose c.he vivono al di fuori di noi, ma che ci condizionano sensitivamente), gli oggetti sospingono a ricordare e prendono corpo nell'interno della stessa memoria. Questo può, in definitiy_!!, valere (specie sul piano letterario, cioè di una storia ideale della nostra poesia ottocentesca) come faticoso preannuncio del decadentismo. Le acque agitate, ma sempre contenute dallf idealità civili e morali, della poesia romantica sono qui, col Tommaseo, intorbidate dalle infrenabili lotte tra natura e coscienza; e se ouanto ci dice il poeta rappresenta in genere il compimento della battaglia interna e la vittoria dello spirito mortificatore, pure ]e confessioni presuppoIJgono (non soltanto nella ·trama morale della narrazione poetica, ma anche nelle vibrazioni sensuali di cui è colma la visione) un ripudio netto dalla sicurezza dei poeti romantici nella natura: quel fiducioso abbandono che fu anche dell'amico Poerio. Elevato ed energico è lo scandire del Tommaseo, prima che gridi alto il proprio trionfo sulla carne, allorchè racconta i moventi e le forme ciel turbamento fisico. E così parimenti, presentata quale termine e riposo
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