Quaderni di Roma - anno I - n. 5 - settembre 1947

FEDE E POESIA NEL TOMMASEO quanto più irregolari sono le leggi di titrovamento della parol; e del suo nuovo suo~o e significato, tanto più l'artista dispiega la sua capacità di assorbire saggi su differenti campi di prdva e di dar loro una unità lirica, nel giro di un verso o di una proposizione, impensata e originale: in tal senso la prosa narrativa del Tommaseo ha maggiori contrasti e impasti che non il linguaggio poetico. Non si può negare nessuno. Gli stilnovisti, Dante (tante volte rifratto su un tema armonico che il Tommaseo svaria in volute abili, ma spesso artificiose e libresche), i cinquecentisti nell'insistito gusto di certe rime, Foscolo, Milton (in specie nel cantico di Sa11Michele, e Milton vuol dire Maffei, e di lì è agevole risalire al Monti, sia nel magistero dell'endecasillabo, sia in un certo compiacimento cosmologico: ·si veda !a Scala d1 viventi, il Germe de' mondi, Stagioni dell'U11iverso, La vita dell'uni- . terso). E poi Goethe, che lo guasta verso la poesia filosofica, Lamartine, i romantici tedeschi, dai quali però il Tommaseo non prende di prima mano la struttura della ballata, ben spesso pago di ripetere esperienze di secondo ordine, Carrer, Biava, e forse Dall'Ongaro, e di seguire Berchet: si rilegga la ballata dal titolo La foresta. Ma tutti i minori del p.rimo Ottocento echeggiano nel Tommaseo: anche Grossi e Sestini nella composizione dei racconti poetici, ma il divario di intensità espressiva s'avverte pure al di fuori della superiore nobiltà sentimentale di Una serva, e cioè nei racconti più deboli, Le due vedove e Una madre. Poi l'Alfieri. Ma è stata influenza quasi sempre derivata da un vago orecchiamento degli alfieriani del primo romanticismo, massimamente nella poesia civile (si pensi al 21 febbraio 1848 del Tommaseo, e·al Niccolini, al Leopardi giovane), chè quegli accostamenti rinvenuti dal Muscetta (« priorità e predominio» dell'alfierismo « tra tutte le altre esperienze letterarie ») sono occasionali e pertinenti ad un puro ritratto morale, non radicati nè in una comune origine psicologica, e, tanto meno, in un pari fondo di necessità interiori verso la natura e l'ufficio delle lettere. Alfìerismi vi sono nel Tommaseo, e forse più espliciti e numerosi dei manzonismi, ma quasi sempre in pose magniloquenti di andamento oratorio, I nemici e L'Europa, poco più di invettive poetiche riprese sul gusto innografico del Risorgimento. Gioverà piuttosto, dinnanzi a questa ribollente fornace di letture, segnare la qualità del linguaggio poetico del Tommaseo come punto di confluenza e, al tempo stesso, di dissoluzione della forma romantica. A cagione di quella notevole capacità di assimilazione (donde l'eterogeneità e l'indeterminatezza di molte risoluzioni lessicali del Tommaseo, oscillanti tra un classicismo pedantesco ed un fresco riviversi interiore di

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