Quaderni di Roma - anno I - n. 5 - settembre 1947

410 ERNST A. MESSERSCHMIDT nersi libera dal dominio sempre più invade~te del terrore più a lungo che non altri enti. « Il potere-chiave del putsch sta nelle forze militari». L'attacco in pieno delle forz,e rivoluzionarie contro quest'ultimo bastione è la crisi Blomberg-Fritsch nel febbraio del 1938; i più alti ufficiali tedeschi vi hanno una parte incomprensibile e fiacca; essi non riescono a decidersi a}l'azione. Si deve dire però che i fenomeni di paralisi non presero soltanto t generali tedeschi: allorchè, durante la guerra, le azioni contro la Norvegia, l'Olanda e il Belgio furono comunicate ai governi dei rispettivi paesi prima del loro inizio, questi non riuscirono a decidersi alle conseguenze pratiche necessarie. Suona quasi paradossale dire che le forze rivoluzionarie di gran parte del continente europeo commisero suicidio per paura della morte, ma questa è una formulazione esatta. Con il febb'raio del 1938 comincia a delinearsi la tragedia dell'ubbidienza tedesca. Il giuramento di fedeltà, che la Wehrmacht aveva prestato a Hitler, si dimostra sempre più forte della comprensione e della responsabilità politica. È la tragedia di coloro i quali hanno nelle loro mani responsabilità e potere insieme, che l'esigenza posta ad essi non risulta loro chiara, e in parte non lo può, che essi paventano la decisione, vogliono attendere per motivi che non sempre sono ingiustificab_ili, oppure respingono per ragioni morali ogni attentato. Per quanto sia facile ad avvenimenti storici compiuti giudicare, altrettanto è spesso difficile valutare. in pieno i motivi degli uomini, che in questi avvenimenti hanno avuto parte attiva o passiva. L'unilateralità militare degli ufficiali tedeschi suole oggi essere interpretata solo quale debolezza, mentre non è ancora neanche chiaro fino a che punto persino un alto capo d'armata, al fronte, avesse la possibilità di un proprio orientamento politico (Hassel accenna che v. Witzleben mandò un ufficiale in Russia per orientarsi su quella stuazione !). È vero che la scelta fra ~giuramento militare e l'azione dovuta alla responsabilità politica doveva porre l'ufficiale tedesco dinanzi a<l un'alternativa del tutto estranea alla sua mentalità; è senza dubbio esatto richi~dere a un alto comandante di truppe un senso di responsabilità politica, ma, pur con tutte le critiche mossegli, non dovrà essere sottovalutata l'alta forza morale del giuramento di fedeltà. Pechel scorge una delle radici del fallimento del movimento di opposizione militare nel fatto che esso non sorse quale antitesi dell'ideologia nazionalsocialista da un prepotente· impulso della coscienza e dall'affermazione attiva di altra ideologia, ma quale conseguenza di soprusi nazionalsocialisti e al fine di neutraiizzare questi ultimi. Per quanto corretta sia la sostanza di questo ragionamento, esso si basa tuttavia su presupposti che non potevano esservi: i principi essenziali della Wehrmacht, sorta dalla Reichswehr, erano iJ•completo disinteresse per la politica e la

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