NOTE DI CRONACA emotivo del soggetto, dovrebbe far seriamente pensare se Manzù stesso non sarebbe, fra tutti gli artisti, il più adatto a produrre quella ars vera cui è propria quella virtù, quam Ecc/esia postulat, di associare '!•arte alle esigenze della preghiera ufficiale. Ho ricordato il motuproprio di Pio X sulla musica sacra del 22 'novembre 1903, trasferenc'.one il significato all'arte figurativa. Poichè è necessario che !'•artesacra (sancta) - oggi come sempre - sit ars vem: e non può essere verità d'arte nell'acquiescente e ingannevole ade~ione a schemi oleografici fin troppo superati. Sembra veramente che l'arte contemporanea, appunto per il suo «soggettivismo» esasperato, abbia il compito di distruggere quel verismo di maniera che ha umaniz21ato e impoverito per troppo tempo i sentimenti che dovrebbero, ogni volta, insorgere con lo slancio di ciò che si rinnova prepotentemente, e quindi liricamente, anche e soprattutto nella preghiera. li « pregar bello», esemplato dalle ripetutissime copie di schemi fortunati, equivale a giaculatorie ripetute prammatisticamente, nella più completa distrazione dall'autentico significato delle parole pronunciate. Più su del suggerimento mnemonico d'un determinato soggetto, l'ars vera di ogni tempo rinnova il soggetto stesso, stabilenao un rapporto immediato fra intenzione e atto; e quel soggetto entra nell'animo, e dall'animo emana entusiasticamente, senza cioè doversi appoggiare alle consuetudinarie esperienze. Se anche, varcando la soglia della chiesa, si deve pregare in latino (cioè adeguarsi al rito), la preghiera è valida soltanto se concepita con lo slancio della preghiera in «volgare». li soggetto, insomma, è sempre uno; e ciò che conta è che questo soggetto abbia, intrinsecamente, la sua forza genuina. L'arte, insomma, ha da esser vera prima di tutto; poi chi di dovere vedrà se sia o non sia sancta, se cioè possa o non possa esser degna del soggetto sacro. E, all'occorrenza, darà buoni consigli o formerà le più adat_te condizioni di spirito. La « deformazione » è ciò che giustamente preoccupa chi è preposto a vigilar sull'arte sacra; ma bisogna intender bene se la peggior deformazione non sia quella del falso verismo, cioè delle figure sacre imprigionate - e perciò deformate - nella prepotenza visiva di ciò che ad ogni costo vuol aderire a quanto di più povero ci sia nell'umano: ciò che - come le lacrime ostentate, gli atteggiamenti d'obbligo, il sedimento mnemonico insomma, - riduce l'um:rno :i vuota prassi e a convenzionale commemorazione. C'è troppa differenza tra l'arte (non voglio neppur dire l'arte sacra) e il cartellone pubblicitario o il francobollo celebrativo. Oggi due artisti mi sembrano più degli altri adatti a far dell'arte sacra (ben inteso, soltanto la prova dei fatti potrà esser risolutiva): Manzù, per quel che s'è detto, e Ferrazzi. Il quale, nell'abside della navata sinistra della chiesa di Propaganda Fide, al Gianicolo, ha saputo affronrore il più tradizionale tema (includere in una grande decorazione una vecchia immagine votiva) riempiendo la parete di festevolezza spontanea e acclamante, con le sue figure tratte dall'umanità vera e popolaresca, ponendo in atto le più affinate risorse compositive. Valga a testimoniare quel turbine inebriante e puro che investe così un giro-tondo di bimbi come la discesa degli angeli come la rapida pennellata che tutto arricchisce di colori intensi e luminosi. (Fresoa e vivace è anche la decorazione del sott'arco, quasi moderna <<grottesca», della figliola del pittore). E a questi criteri di profonda meditazione sul soggetto - o meglio sulla forma che rinnova e reintegra il soggetto - paiono adeguarsi, fra i giovani e i giovanissimi, Confaloni (mostra al « Beato Angelico»), singolare e interessante figura di frate-artista, e Savelli (alla « Galleria del Secolo») col suo fare intento e scavato; ambedue marcianti in senso opposto alla deplorata e livellatrice frettolosità.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==