Quaderni di Roma - anno I - n. 4 - luglio 1947

NOTE DI CRONACA proclamò la fine. Invece della libertà •si dona ai popoli un assolutismo non dissimile da quello che regnò sui popoli dell'Europa nei secoli XVII e XVIII e si aflerma, con le parole e con gli atti, la vecchia iniquità: Cuius regio ejus rebgio. In questa triste realtà si risolvono almeno i contrasti potenziali dell'Europa? la divisione delle sfere d'influenza può dirsi compiuta? No. Rimane in sospeso il problema tedesco e negli altri Paesi l'Unione dei Sovieti non rinunzia ad una penetrazione politica attraverso i partiti comunisti, facendo appello praticamente a quel diritto di autodecisione che viola in Ungheria, in Jugoslavia e altrove . ••• A questo punto s'inserisce l'iniziativa americana per i soccorsi all'Europa. Il 5 giugno, parlando all'Università di Harvard, il Segretario del Dipartimento di Stato ha eletto che gli Stati Uniti desiderano aiutare tutti i Paesi europei nella loro opera cli ricostruzione. Il Nord America abbonda di materie prime e di manufatti e l'Europa ne è povera; vorrebbe procurarseli ma non può pagare. Il Governo di Washington è propenso a concedere crediti ma chiede che se ne faccia il miglior uso possibile. Finora i soccorsi americani sono stati dati in modo frammentario laddove il bisogno era maggiore, e mano a mano che si manifestava. Ora si chiede a tutti i Paesi d'Europa un piano organico: le diverse Nazioni debbono intendersi, coordinare tutte i loro mezzi, stabilire un sistema di accordi economici e commerciali che consenta l'impiego razionale di tutte le risorse. Dove l'Europa da sola non arriva, interverrà l'aiuto americano. In altre parole, gli Stati Uniti preferiscono aiutare un continente unito piuttosto che tante nazioni divise e diffidenti. Tale, nelle grandi linee, è il cosidetto piano Marshall, il quale, nel momento in cui scriviamo, è al centro ?ell'interesse europeo e mondiale. Non si tratta di promuovere l'unione europea di cui oggi molti parlano, specie in Inghilterra e in Francia; ma di una intesa, di necessità limitata e temporanea, che possa aiutare il vecchio continente ad uscire dalle attuali difficoltà. Non occorr~ mettere in luce l'importanza dell'iniziativa americana. Rimane da vcòere se e come essa potrà attuarsi. È chiaro infatti che, oggi, non è più possibile stabilire una divisione tra l'economia e la politica. L'unificazione economica della Germania, per esempio, che sola potrebbe salvare da una morte lenta il popolo tedesco, non è possibile per ostacoli di natura politica: i russi non intendono coordinare economicamente le regioni della Germania soggette al loro controllo con quelle occupate dagli anglo-sassoni; e gli anglo-sassoni non a"mmettono l'infeudamento della Germania occidentale alle regioni dell'est controllate dai russi. È quindi legittimo chiedersi se il piano Marshall non estenda all'Europa il dissenso che per ora appare più localizzato nel centro del continente. D'altra parte è un fatto che l'economia dei Paesi orientali - Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria, Bulgaria ecc. - tende in modo sempre più palese a divenire complementare di quella russa e ad escludere il commercio americano. In altri termini, alla divisione delle influenze politiche corrisponde, almeno fino ad un certo punto, la divisione delle influenze economiche. In tali condizioni gli americani vorranno concorrere a costruire economie che in definitiva tendono ad escludere il commercio transatlantico ? li problemi che il piano Marshall solleva sono, dunque, molto ardui; nè è dato di sapere se potranno essere risolti. Nel mondo slavo le nuove proposte americane 6

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