• I RECENSIONI HF.R,.IASS Htsst, I! Lupo della steppa, Milano, Mond:1dori, 1946. (( L'uccello vicf!C alla luce dall'uovv. L'uovo è il mondo. Chi vuol nascere dc\'C distruggere un mondo ». Così Hesse, premio Nobel 1946. Ma per i conoscitori dei suoi libri, che in Italia m;llgrado le traduzioni sono in verità pochini; quest'affermazione risulta poi meno esplosiva e rivoJuzionaria di quanto potrebbe sembrare a prima vist:1. Intanto, prima del mondo, Messe h:1 tentato di sconvolgere il romanzo, ch'è sempre il riflesso di un mondo: ne disprczz:1 le forme compiute, fa di tutto per romperne l'architettura con una sfrenatezza programmatica e perciò inefficace. Da disciplinato e :mard:uo romantico, il lirismo è la sua guid:1, il viaggio il suo pretesto. C'.omc nel ,, Mcistcr » goethiano, nel!'(( Heinrich » di Novalis e nel suo stesso t( Viaggio d'Oriente )1, non ancor:i tradotto. così in quest'ultimo ma già vecchio (1927) « Lupo clàla steppa 1, il "iaggio è sempre il pretesto per una galleria di figure e di simboli. Basti pensare a quel mirabolante viaggio senza sosta che è il secondo F:1ust: una filza di personaggi che non sono più uomini, ma ar:;ldi di una idea, sacerdoti del bene o del male, sorprendenti e rispolverate figure del vecchio teatro di burattini con cui Goethe una volt:i era solito giuocare. Impossibile narrarne la trama. Il viaggio, fofatti, fam:istico o re.,le, non :ivendo i personaggi tempo di fermarsi, è b. forma più adatta per esprimere una serie di idee. È il punt:ispilli di t:inte saggezze: le impressioni sono tante, i ricordi infinìtì, le cose viste, veramente viste. nessuna. Non per null:1 Hesse oltre che 1< rom:inzicre >) è un brillante s:iggist:i, spesso proprio entro la corteccia dei suoi rmnanzi. Per esempio anche qui, in questo 11 Lupo», dove b passeggiat:i interpbnct:iria dei pili geniali dei vecchi rom:rntici è ridotta 3 un3 modesta esplorazione <lella grngrafia della prop1 ia ;rnima. Eppure, il \"iaggio continua: va dall'anima al corpo, :l.ndata c ritorno, dai sensi al cervello . (( L'uomo non è - dice ancora I-fesse - che uno stretto e periglioso ponte tra b natura e lo spi~1to ». t logico dunque che Hesse parli di due nature che ci sono in lui: una. buona. :imorosa, dclicat:i, e una libera, sdvaggia, di lupa, che è difficile far assopìre. J\,fa qui b eterna du:ilità romantica, di uomo-lupo, di dio e di:ivolo. è in:l.sprita e complicata dall'esperienza orientai<:: e buddista (la madre di Hcssc era <l'origine ìndi.1n:i e I-lesse stesso è stato ìn Indi:i). L'uomo non è neppure più uno. Lo Yoga dei buddisti ha inventato una tccnic:l. precis:l. e suggestiva per smascherare l'illusione delb personalità. Le ,.pnime non sono più due, come in Faust: ma dicci e mille. t dunque più così urgente e perentorio liber:irsi d,d lupo che cova in ognuno di noi ? Tanto più che nell'uomo non v'è solo il lupo, per Messe. Ma anche volpi, draghi. scimmie, tigri, e l'uccello del paradiso. lnsomm., un giarclino paradisiaco di cre:iture piccole e gr:indi, brutte e sm:iglianti che :ittcndono tutt~ che ! 'uomo le sappi:i dom:irc. I-fesse l: nato a Calw, in Germania, e ha avuto un:i giovemù difficile. Cacciato giovanissimo e-bila ~uola come Caross:i, h:i cominci:ito 3 girare il mondo. Ha fotto tutti i mestieri: da meccanko a orologiaio, da libraio a poeta. ammesso che quest'ultimo sia un mestiere, e redditizio per giunta. Una volta in rottura con l:i società borghese, questo dissidio divenne in lui cronico: neanche la guerra. quella <lcl 1914•18, riuscì :i riconciliarlo col mondo. I-lesse allora, pur non rinnegando mai );1 sua discendenza lirica (egli viene al romanzo dalla poesia), trasportò nel rom:inzo la sua polemica amareggiat:1 e: autobiogr:ifica. Egli volev:i veder chiaro nella vita. Non gli importava tanto di essere romanziere. (< So bcnis• simo ch'io non sono un narratore. Noi narratori colti,•ìamo tutti un'arte ancor:1 <.b ,·cnirc <li cui
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